lunedì 20 aprile 2009

Mnemosyne, o di farmacisti e di soffritti

Ancorché sia una simpatica e cara vecchina, la nostra cara amica Ade soffre di un paio di cosucce che potrebbero minare la sua, diciamo, adamantina reputazione: più o meno come il protagonista di Memento, soffre di amnesie improvvise e continue; e inoltre, più o meno come il protagonista di Cuore di de Amicis, per l'appunto il piccolo Cuore, è una signora-borghese-vecchio-regime.
Per carità, il salto rispetto al Vale è stato notevole, ma pure un salto dalla finestra lo sarebbe stato, via...

Ma andiamo per ordine, con alcuni ghiotti esempi delle situazioni con le quali il vostro si è trovato alle prese; per adesso limitandoci alla parte Memento:

Marzo, metà circa.

So che sembra impossibile, ma anch'io sudo e sporco i vestiti. Quindi ogni tanto li lavo.
Trovando che fosse giunto il momento sacro della lavatrice, scendo le scale con il mio bel borsone in mano.
Incrocio la Ade che esce dalla cucina, mi guarda, sorride e mi saluta. Notate che ci eravamo visti un 4-5 ore prima. Io sorrido e le dico gioviale “eh, son sempre dietro a fare il bravo casalingo”. Lei, “ah, ma lei abita qui”.
Superata la leggera sorpresa, trattenuta la risata isterica, le rispondo: ma sì signora, da due mesi e mezzo circa...
Quindi, già rassegnato, metto giù il mio bel borsone e inizio a spiegarle quello che dovrebbe già sapere, giusto per evitare che lei chiami i pulotti e mi ingabbino.

Aprile, domenica 5

Siccome volevo stare calmo a scrivere il mio malefico pezzo, decido di non andare a judo e di stare buono a casa, a fare il bravo bambin-compositore per la gioia del Gerva.
Mi alzo (tardino comunque), scendo, non faccio tempo a pucciare il biscotto che suona il campanello. È il medico, chiamato dalla Ade che sta poco bene.

Si verrà a sapere poi, la Ade aveva già chiamato altri 2 medici durante la settimana, giustamente quando non c'ero io; i bravi dottori le avevano diagnosticato entrambi una leggera bronchite -e dato due cure diverse, vabbé, dai, mica è una scienza esatta...
Questo terzo, giustamente all'oscuro e evidentemente con una spiccata personalità, ne prescrive una terza, differente.

La Ade mica si ricorda di un cazzo, naturalmente. Quindi, dopo aver parlato io con il medico che mi spiega cosa fare e non fare, la buona nonnina mi chiama e mi dice “eh, no mi risponde al telefono nessuno, come faccio con le medicine, vabbé le prenderò domani, oggi è domenica vero?”. E io che son mona, rispondo “ma no, non si preoccupi, vado a prendergliele io”. Lei nicchia poi accetta.

Cerca su internet la farmacia di guardia, nemmeno troppo distante, prendi la ricetta e incamminati. Ormai sono le due e mezza, ho duecento euro datimi da lei in saccoccia (si sa mai che non siano care, le mie proteste non servono) e la farmacia riapre dopo la pausa pranzo. Mi accoglie un farmacista brizzolato, elegante in un modo assurdo, io mi guardo intorno, magari sono entrato dal gioielliere o dall'intagliatore di ossa di bambino e invece no, farmacia; non mi spiego perché invece di un tipo in camice ci sia un distintissimo signore in giacca e papillon, con il suo giovane assistente in completo blu, gemelli e cravatta regimental.
Poco male, gli do la ricetta, lui la scruta come un archeologo davanti alla tomba di un re egiziano. Quindi mi cerca le medicine e alla fine, con aria condiscendente, mi fa:
-ha la carta vitale della signora?
-non so neanche cosa sia, temo di no, dico ironicamente io, trattenendo una bestemmiuccia per il presagio di quello che mi aspetta.
-tanto peggio, costeranno più care.
-com'è fatta una carta vitale, chiedo io, mentre il sorriso che mi sforzo di tenere diventa un ghigno malefico...
-mah, come un bancomat più o meno, verde, col chip e così e cosà.
-benissimo, allora mi metta da parte le cose, cortesemente, e vado a cercare la carta vitale.

Una volta in strada, le bestemmie trovano finalmente la loro via di uscita; mi immagino con un lanciafiamme a incendiare la farmacia del tipo, ridendo di gusto e infilandogli nel culo il suo papillon ridicolo, per poi somministrargli gocce 10 di Guttalax per via orale, 5 volte al secondo, prima dopo e durante i pasti, fino a farlo esplodere. Poi penso che sia più giusto continuare a prendermela con il buon dio e giusto mentre sto per iniziare con i Troni e le Dominazioni giungo a casa.

Bon, facendola breve, figuriamoci se la Ade ha un'idea di:
a) cosa sia una carta vitale
b) dove si trovi una cosa che si chiama carta vitale

Cerca che ti ricerca, sporcona che ti sporcona, finalmente arriva il mio collega indiano, che sa dov'è la carta; in realtà nel posto più ovvio del mondo, i sacchetti delle medicine.

Torno in farmacia, il tipo con il papillon è ancora lì, diventa gentile, mi dà le medicine e mi spiega che altrimenti avrei dovuto pagare 50 euro in più. Io un po' mi sento in colpa di aver pensato di farlo esplodere con la sua merda. Pago i 4 euro e 80 (!!!) e torno a casa.

Una volta rientrato, il collega indiano mi spiega la storia degli altri due medici e delle altre due ricette che giacevano in soggiorno,candide e intonse, e io risporcono, perché questo gioviale balletto medicale mi ha fatto perdere un cinque sei ore circa...

L'ultimissima, velocemente,

Sabato 11 Aprile


Sapendo che vengono i miei, la Ade è tutta in fermento: li vuole conoscere e mi lascia pure le lettere in camera per dirmi che li vuole incontrare a cena (chiamandomi per altro Mon cher Guillaume...). Io ne sono commosso, quindi decidiamo per venerdì, senonché venerdì mattina lei se ne è dimenticata, sta male, non vuole vedere nessuno quindi spostiamo al giorno dopo.

Il fatidico Sabato, io sono fuori la mattina con i miei, e d'accordo con il collega indiano di tornare il pomeriggio per organizzare la cena. Torno, in cucina c'è un mega carretto carico di roba da mangiare, salgo, parlo con la signora, la riassicuro che non c'è problema, la cena la preparo io (cosa sulla quale avevamo già parlato per circa una settimana); lei mi fa, grazie al cielo, sono stanca, sono stata a fare la spesa, non sono abituata ecc. ecc. E io, non si preoccupi, si riposi e ci penso io. Intanto penso di fare una pennica pure io.

Due ore dopo mi alzo, mi faccio la doccia -lei tenta di entrare ma io la blocco con un poderoso urlo da collegiale spaurita, mi asciugo, scendo in cucina. Sono le sei passate, i miei arrivano alle sette e mezza. Inizio a fare un soffritto, sto sbucciando le cipolle, quando arriva la Ade.
-Buongiorno
-Buongiorno!
-Le do fastidio se mi siedo qui
-Ma si figuri, anzi.

Segue qualche secondo di silenzio, perché io sto attento alle mie cipolle

-Ah, ma lei abita qui?

Segue qualche secondo di silenzio.
No, non adesso, cazzo...

-Sì signora, da tre mesi ormai...

Metto giù il coltello, perché non pensi che voglia tagliarle la gola, e via a spiegarle di nuovo chi sono, da dove vengo e dove andrò. A fare in culo, probabilmente...

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