venerdì 26 dicembre 2008

Capitolo IV. 1. La tele fa male!

Ormai i silenzi si stanno moltiplicando, e i post hanno subito un calo logaritmico. Scusate, ma la mia allegra vita è passata, per questo mese, fuori dalla mia cameretta in 7 Quai de l'Oise. La causa la sapete già tutti, è stata abbondantemente sviscerata, quindi non ci sto sopra più di tanto.
Il pezzo l'ho finalmente terminato, con anche le parti! Di fianco la prima pagina della preziosa partitura... un ringraziamento particolare va ad Adriano, che mi ha dato una mano a copiare, a Stefano che mi ha passato Finale 2009, alle copisterie milanesi che volevano 43 (quarantatré) euro per una stampa da file in A3. Mentre a Verona, con 40 (quaranta) euro ho stampato una copia in A3, due in A4 e tutte le parti staccate (circa 132 pagine)... Ma su questo ci torneremo dopo.

Invece, riassumendo le poche novità, la mia cameretta nel marciapiede dell'Oise sarà mia per poco ancora, dal momento che ho dato il mio addio -con i canonici due mesi di anticipo- al mio amato Vale. Più che altro, ho pensato che non avrei sopportato l'estinguersi della nostra inebriante passione, dei nostri profondi discorsi, delle nostre occhiate complici. Onde ragion per cui, adducendo scuse molto poco plausibili ("scolta Vale, al conservatorio si è liberato un alloggio, quindi temo ti dovrò abbandonare"), ho salutato il mio primo compagno di avventure parigine: che non ha mancato l'occasione per rivelarsi quel garbato e fine gentiluomo che tutti conosciamo.
Passato il primo momento di stupore, mi ha intrattenuto con una interessante conversazione teologica. Purtroppo io, che non dormivo molto e avevo i chitarrini girati, ho sistematicamente raso al suolo le sue simpatiche argomentazioni. Cosa che mi ha procurato la pace che cercavo per circa 3 giorni. Dopo i quali,

1. il caro Vale inizia ad aprire tutte le ante e le porte di casa, sbattendole poi rigorosamente. Sono circa le 4 e trenta. Sembra che cerchi qualcosa. Io che tanto quella volta non dormivo mi alzo a vedere che cazzo succede: il Vale non trova più delle medicine. Per la cronaca avrà avuto almeno 5-6 sportine con ogni sorta di medicinali, in giro per casa. Dagli armadi c'è roba rovesciata come specie di cascate del Niagara di utensili inutili, di vestiti accatastatati, un paesaggio da kenshiro, tipo. Comunque, vengo a sapere che gli manca la sportina con dentro altre medicine euna ricetta stampata a computer. Bon. Sta cercando da mezz'ore. Quand'ecco che sulla sedia del soggiorno, mezza caduta, sta una sportina. La prendo e faccio "è per caso questa". EHHH MA DOVE L?HAI TROVATA? lì sulla sedia, buonanotte. AHHHHH

2. il nostro si mette alle 4 di notte a giocare con scope e palette, neanche avesse la sabbia in casa, con la tele a tutto volume -davano un'opera, e venire svegliato da una tizia con un vibrato da pecora non è proprio bello- e sbattendo le porte delle credenze. tanto più che questa volta mi stavo per addormentare, sapete il dormiveglia bello bello, quello super riposante... quindi mi sveglio, molto felice, e gentilmente vado di là a spaccargli la faccia. Alle mie gentili parole "scusa, ho sonno, potresti finirla con questo bordello", lui mi guarda come stupito e risponde "sissì abbassa pure la tele" poi barcolla e mette giù scopa e paletta. Poi il silenzio. E la tele che era rimasta accesa sino alla mattina dopo.

La tele.
L'ultimo gioiellino del nostro amico -soprassiedo sulle solite bottiglie di latte saccheggiate, con scuse tipo "mi è caduta" "è evaporata" "un topo è salito dalla finestra e se l'è portata via"- dicevo, l'ultima perla riguarda proprio la tele della cucina: che è vecchia, si spegne da sola, ha solo 2 canali visibili, non funziona col telecomando. Lui continua a dire che è una merda e che la cambia a natale, la bastarda, la butta giù dalla finestra che è un catorcio mai visto.
Comunque, due giorni dopo avergli dato il preavviso, arrivo a casa e lui mi fa, ma per caso hai una televisione nel tuo appartamento nuovo? io che immagino quello che seguirà e non ci credo, non lo so dico io e lui risponde che allora in caso, mi regala la sua televisione, non è tutto sommato male...
Quindi, di cuore,

VALE! MAVVAFFANCULO!!!

Prossimamente gli altri , dispacci e buon Santo Stefano a tutti i Santi Stefani.

lunedì 24 novembre 2008

Capitolo III. 3. L'italia è un paese dell'est, e noi non lo sapevamo

Allora, mettendo da parte un attimo l'amato strumento al quale sto gioiosamente sacrificando la mia già di per sé inutile vita, e per colpa del quale la mia mente vacilla, ragion per cui ho deciso di scrivere questo post senza usare nemmeno un punto o un punto e virgola, in modo che capiate anche voi cosa passa per la testa a un giovane studente parigino, benissimo, mettendo da parte tutto questo, vorrei parteciparvi delle dotte discussioni che si svolgono in casa Tegzes-Bertelli, ovvero della chiaccherate a senso unico, in realtà, che allietano i miei momenti di pausa, e li allietano così tanto che sabato a momenti mettevo le mani addosso al mio amato coinquilino, dai, quello che continua a ciularmi il latte e i biscotti, con la scusa che è diabetico, ma che poi mi frega anche la birra e il formaggio, sì, anche al Capone aveva il diabete allora, ma forse qualche problema il Vale c'è l'ha davvero:

in effetti le discussioni, meglio i monologhi che mi hanno tenuto compagnia a tutti oggi, non potrebbero spiegarsi se non in caso di presenza (o assenza) di qualche enzima-ormone-secrezione che impongono alla gente media di fermarsi ogni tanto mentre parla, guardare che faccia fa l'altro, financo respirare, e invece no, cari miei, lui è imperterrito, è dritto, più o meno come questa prosa assurda che sto scrivendo io senza punti né punti e virgola, lui implacabile, lui tremendo nella favella, lui colto e raffinato, forse un po' poco vario, visto che è da mesi che, come in un perverso circolo, il Vate e il Retore di quai de l'oise 7 mi ripete gli stessi interessantissimi argomenti, che forse è arrivata l'ora di svelarvi, ma anzi prima sarebbe meglio aggiungere che probabilmente c'è un senso karmico in tutto questo, boh, da piccolo o in un altra vita avrò picchiato o ucciso qualcuno con un dizionario, e ora il destino usa la grammatica per punirmi, bene, io sopporto paziente finché prima o poi farò ingoiare un dizionario all'oscuro cavaliere del destino che abita lì in fianco, sì sono un po' alterato, scusate, è lo stress, è la viola, soprattutto sono i simpatici discorsi che mi tocca sorbirmi come

la prima guerra mondiale non si dovrebbe chiamare prima guerra mondiale, dal momento che è stata combattuta per lo più in europa, anche se c'erano gli americani, quindi sarebbe meglio chiamarla la grande guerra, in tal modo la seconda guerra mondiale diventerebbe la prima guerra mondiale (che culo, penso io, così non ci sarà nessun pericolo di una terza guerra mondiale, non siamo ancora alla seconda), chi dice prima guerra mondiale pensando alla prima guerra mondiale è evidentemente un coglione e merita di bruciare nella geenna

oppure

chi dice "repubbliche popolari dell'est" o "paesi dell'est" merita di vedere i suoi coglioni bruciare su un rogo sorretto dalle sue gambe mozzate, dal momento che chi dice "repubbliche popolari dell'est" commette tre madornali errori, essendo le ex repubbliche popolari dell'est per nulla repubbliche, ma dittature, per nulla popolari perché comandate da una gerarchia elitaria, ma soprattutto non dell'est, perché se guardate bene l'ungheria è proprio sopra la puglia e la grecia, ma nessuno direbbe mai che l'italia o l'ellade sono paesi dell'est, e allora perché la romania sì, (che fra l'altro è in effetti più a est dell'ungheria, coglione, e inoltre mai sentito parlare di una cosa chiamata nato o patto atlantico, e di un'altra chiamata patto di Varsavia, o di un certo muro che divideva berlino in est e ovest, a seconda dell'influenza politica, mona?) perché sono dei coglioni e meritano di bruciare nella geena

oppure

il vale ha preso un casino di 10 all'università, mentre quelle immagini tridimensionali della stupidità, ovvero i suoi colleghi, prendevano 9, ma poi arrivava lui, cazzo, era troppo bravo e allora il prof gli dava 10 perché se no non era giusto nei confronti della giustizia e vero nei confronti della verità non premiare una tale preparazione con un voto che fa ben capire la portata di un tale sapere e che trascende nel metafisico, capisci cosa voglio dire (sic, questo non me lo sto inventando io, e in realtà neanche il resto), nel senso che 10 è il voto dell'eccellenza assoluta, e una volta ho fatto un esame che avevo preparato in una settimana, pensa un po' te, (io invece che sono stupido gli esami li preparavo un mese prima, addirittura ce ne ho messo cinque per preparare l'ottavo di piano), e il prof fa dei calcoli alla lavagna e dice, chi sa continuare? nessuno che si muove, allora alzo la mano io, forse lo so fare, lo faccio in effetti, il prof mi dice, bon va bene, puoi far a meno di venire domani che tanto ti do già otto, fra esclamazioni di giubilo dei miei compagni imbecilli, con gente che si getta dalla finestra perché in quel momento capisce che non potrà mai giungere a cotanta altezza di pensiero, essendo io uno da dieci, fulgido nella sua sapienza, increato nel suo discernimento, ma io gli dico eh no slandrone, mica ho studiato per una settimana per prendermi il tuo otto di merda, torno il giorno dopo, mi prendo dieci e poi trascendendo in una crisi ipoglicemica-delirio di onnipotenza, lo prendo a ceffe che neanche Chuck Norris e poi lo getto di peso nella geenna,

oppure, la migliore, che è successa appunto sabato, e che ci illumina sulla pregiata visione artistica dell'essere per essenza che prende i 10,

come va il tuo pezzo, bene faccio io, ma è un sacco di tempo che lo scrivi, eh già, ma quanto dura, boh, 8 o 10 minuti, eh ma sono curioso di sentirlo perché alla fine non sono mica 40 minuti solo 8 o 10 minuti e tutto quel lavoro, eh sai sono un po' tardo ma comunque te lo faccio ascoltare volentieri, solo che la musica contemporanea potrebbe essere un po' duretta,
lui mi guarda stupito -più ubriaco che stupito- e mi fa
beh, sai cosa diceva goebbels il ministro della propaganda nazista, che diceva? che appena sentiva parlare di cultura tirava fuori la pistola, a te non piacerebbe, ma io sono d'accordo, un conto è la cultura che non serve a una sega, specie quelli che fanno cose a caso, tipo picasso o klee (non dice klee, ma penso solo perché non vale la pena parlarne) o quelli che fanno pitipì pitipò, io gli sparerei a quelli, non so come sia la tua musica, ma quelli li uccido, e poi la cultura non esiste, è solo un suffisso, alla fine esistono solo i nomi come "agri-cultura", che quelli hanno senso perché sono scienza, mica quelle puttanate,
io rispondo che, beh, per prima cosa, mi rincuora sapere che sarei stato fucilato da un ministro nazi, per seconda, che spero non abbia una pistola in casa
e lui, ehhhh io non avere una pistola in casa, giammai, sei matto,
e se ne va a cercare la sua pistoletta giocattolo che mi punta addosso, e spim fa cilecca, niente colpo, spam, fa cilecca ancora, spum, idem, spatapim, niente,
io mi alzo e saluto la fons essendi, buona notte,
lui lì che continua a cercare di far funzionare la pistola,
finché alle una di notte passate ci riesce, contento come un bambino, e io con lui, solo che io esterno la mia felicità tirando orribili bestemmie che fanno tremare Notre-Dame, io comunico la felicità così, sapete, se mai dovessi fare lo stesso con voi,
quindi fa un casino della madonna rimettendo a posto, si fa per dire, la cucina,
quindi il giorno dopo si risveglia alle 17,30
stranamente muto
forse perché avevo un'aura infuocata tipo kenshiro uscito dal fuoco della geena, dal momento che la mattina, risvegliatomi di buon d'ora per attendere al mio dovere di fucilando, mi sono ritrovato ancora con metà bottiglia di latte sputtanata
Punto

mercoledì 19 novembre 2008

Capitolo III. 2b. Altre corse d'amor...

Scusatemi il silenzio di queste due settimane, ma purtroppo la vita adesso è una cosa che trascorre mentre sto in casa a scrivere (ma soprattutto a riscrivere) pezzi per viola. Non abbiatevela a male, quindi, finito questo sommo capolavoro avrò di nuovo un sacco di tempo da perdere a scrivere sul blog. Tanto più che le corse d'amor le devo fare io, visto che la consegna si avvicina inesorabile... io tutto bene, comunque, sì, grazie, non preoccupatevi.

Tanto per darvi il contentino, eccovi l'ultima categoria dei corridori sul canale:
I casi umani.

Indecifrabili, inenarrabili, inclassificabili, incomprensibili, questi uomini e queste donne sfidano tutte le leggi del buon gusto e del buon senso; da padri che corrono in un giorno di pioggia, bardati da technopro, con una carrozzina ricoperta di plexiglass con tanto di ripieno di bambino, 

a signore piuttosto anziane che si affaticano con 
cappello a tese larghe tipo "banchetto di gala a corte"
impermeabile "tenente colombo" da signora
doppia sciarpa
pantaloni di flanella caldissimi caldissimi e color panna panna,

a giovani asiatiche che invece si tengono in forma in toppettino, pantaloni alla pescatora, zatteroni alla "cugini di campagna",

a coppie di ragazzotti che fanno i bulli e fanno i garini, poi uno dei due inciampa e va di faccia su una panchina -l'altro giustamente non se ne accorge perché è troppo impegnato,

a coppie di ragazzotte che corrono in jeans, io pensavo che magari andassero di fretta da qualche parte, ma me le sono ritrovate che facevano il giro del canale,

insomma, chi più ne ha più ne metta -la lista potrebbe allungarsi notevolmente grazie alla mia fantasia perversa (d'altronde non penserete che le nonne del post precedente muoiano davvero, o no?), ma per ora mi fermo ai fatti, non per amore per la verità, ma perché devo tornare al mio agro foglio pentagrammato di merda -e non nel senso che ha i pentagrammi disegnati male...

martedì 4 novembre 2008

Capitolo III. 2a. Altre corse d'amor e de' sue schiere

Messe da parte le invettive, torniamo al diciannovesimo e a cose più agreabili.
Da mesi ormai stavate aspettando il resoconto completo dei jogger che infestano il canale: quindi, il vs affezionatissimo, un po' per deontologia professionale, un po' per guarire il suo malandato ginocchio, un po' perché ti amo, ieri sera ha provato con le sue gambe a tastare il pavé del canale, mischiandosi alla numerosa selva di corridori.

A differenza che da noi, qui a qualsiasi ora del giorno e della note, con non importa quale condizione atmosferica, con indomito sprezzo della temperatura e dell'abbigliamento, migliaia, anzi, centinaia di uomini e donne calcano il terreno per fare della sana attività fisica -poi qualcuno mi spiega cosa sarebbe un'insana attività fisica: picchiare bambini con dei bilancieri? Stuprare vecchiette con addosso il busto d'acciaio di Tommy Young, il re del baseball?

Comunque, per venire incontro alle vostre deboli menti, ho diviso le categorie degli atleti, che come vedrete sono non male numerose (scusate il francesismo, qua dicono "non male" per qualsiasi cosa per la quale noi utilizzeremmo "abbastanza", è imbetante), ho diviso, dicevo in tre gruppi.

PRO 
Allinea a sinistra
Techno PRO: Omini (e donnine, ma più omini) con polpacci e coscie d'acciaio, fulgidi nel loro abbigliamento tecnico in microfibra, rilucenti nelle loro nike-asics-puma ripiene di aria-gel-idrogeno liquido, dai colori rigorosamente sgargianti. Quasi invisibili ad occhio nudo, data la loro sorprendente velocità, essi costituiscono una delle cause di morte più rilevanti sulle rive del canale: lo spostamento d'aria che creano spesso sbalza in acqua le ignare vecchine che passeggiano,e che vengono tosto dilaniate dalle barche che passano, fra urla festanti dei turisti.

Casual PRO: la mia categoria preferita, non meno rapida della precedente, non meno fisicata ma distinta da un abbigliamento più sobrio e da un'umanità più spiccata; infatti tramortiscono le vecchine con dei sassi che si portano da casa (allenamento con sovraccarico), prima che lo spostamento d'aria le conduca al loro cruento destino; di questa categoria, che è equamente suddivisa fra uomini e donne, fa parte per lo più gente che fa altri sport e corre per integrare l'allenamento, i pompieri che hanno una caserma a 50 metri da casa mia, signori di mezza età che viaggiano come i treni, belle signorine quasi sempre senza reggiseno, che costituiscono l'elemento scatenante dei "PROstatici" 


PROstatici: non necessariamente gente con problemi alle vie urinarie, ma composta essenzialmente da uomini, questa cerchia di corridori è piuttosto "statica" -da cui il nome- nel senso che cazzeggia, corricchiando mollemente, per la maggior parte del tempo; tranne che si tramuta in PRO (casual e techno, a seconda della bardatura), non appena passa una delle belle topolone di cui sopra: le nari si dilatano, i muscoli possono gonfiarsi di un buon 50% e via a correre dietro alle loro belle, facendo i fighi. Peccato che la resistenza media, in questo stato, si aggiri sui 30 secondi, passati i quali:
a. le cosce si sgonfiano, lasciando fluire il sangue nel basso ventre, con conseguente erezione di dimensioni totemiche
b. le cosce si sgonfiano, ma a causa di problemi prostatici improbabili quanto misteriosi, il sangue non arriva alla sua giusta meta ma fa esplodere il malcapitato, tra urla atterrite di vecchine che poi cadono nel canale
c. le coscie non si sgonfiano e i tipi diventano campioni del mondo: è il caso, per esempio, di Gelindo Bordin



AMATORI 

I "radical chic": indistinguibili dai technoPRO, se non per la loro andatura molto, molto, ma molto meno sostenuta; in pratica cagoni vestiti come se andassero ad un ricevimento di Carl Lewis, per smerdarlo sui cento metri, ma che in realtà al ricevimento ci vanno in taxi. Col fiatone. 
Non si capisce bene perché questa gente corra (uso "correre" molto impropriamente), e soprattutto la necessità di un equipaggiamento da super professionista, visto che di solitoi radical chic vengono superati dalle vecchiette in fuga, messe in allerta dall'acre odore dei PRO, al quale esse sono molto sensibili (invano, per la verità)...
La categoria, inoltre, si distingue dall'altra sua collega più blasonata per un accessorio temibile: l'IPod. Già io odio l'IPod, ma proprio tanto, figuriamoci fra le orecchie di gente che si affanna per un cazzo, stando attenta a non sudare troppo per non rovinare la calzamaglia da 200 euro di Prada. Grazie a dio, per un bug dell'IPod, che la Apple ha misericordiosamente messo apposta, il malefico lettore MP3 rilascia acido solforico non appena a contatto con calzamaglie di Prada, facendo in modo che questo gruppo costituisca di fatto un'esigua minoranza.

I turbononni: fra i miei preferiti in assoluto, ho messo qui i turbononni, anche se alcuni rivaleggiano con i pro, perché penso che se glielo domandassi loro preferirebbero così. In effetti alcuni esemplari, possono non solo rivaleggiare, ma in certi casi mettere in difficoltà, se non bruciare, i PRO. Gruppo per lo più composto da vedovi (sì, le vecchine sono quelle che immaginate voi) i turbononni hanno giurato di darsi alla corsa per vendicare la memoria delle loro compagne. Alcuni -me ne ricordo uno così a Verona, il marito della segretaria di una scuola in cui insegnavo- arrivano in effetti ad avere delle gambe da elefante e la velocità di un leopardo, ma la maggior parte si accontenta di andare a cuccare le vecchiette nel canale, sempre che alcuni non vadano a cuccare quelle nel canale -tipico disturbo del comportamento sessuale chiamato "necrofilia", in cosa consiste ve lo vedete da soli sulla wikipedia, se no qui mi chiudono l'account.
L'abbigliamento varia molto, in alcuni casi diventa davvero esilerante -fasce assurde per il sudore, tuta da sbarco in normandia, scarponi da montagna. Ma, cosa strana però del tutto provata scientificamente dai laboratoires Garnier, la stravaganza dell'abbigliamento è nel 95% dei casi proporzionale alla bontà atletica del turbononno.

I corridori della domenica: come immaginerete, la maggior parte. Distinguerli fra di loro è dura, ma alcuni tratti essenziali sono l'abbigliamento non troppo strano -nei due sensi, né troppo figadino, né troppo... strano... vedete poi sotto, la presenza usuale di un lettore mp3, ma anche no, il fiatone incombente, questa categoria è forse la più simpatica, e quella di cui probabilmente hai fatto parte anche tu, e anche chi scrive... non sia detto per antipatico nazionalismo, ma i corridori della domenica qui sono di media molto più goffi della loro controparte italiana...
fra i casi più interessanti:

i "non mollo neanche se muoio", tipici, gente con 420 pulsazioni al minuto e una vena che minaccia il disastro nucleare sulla fronte, che continuano imperterriti a correre, qualsiasi cosa succeda -ai sopravvissuti va tutto il mio rispetto, agli esplosi, alle loro famiglie e a quelle delle vecchiette che si trovavano lì per caso, il mio cordoglio.

la "ragazza con reggiseno" che non fa lo stesso effetto della sua controparte di cui sopra, onde per cui è molto depressa e corre a paperina; inoltre l'orrore di divenire vecchina per essere trucidata, spesso le fa compiere inconsulti e supremi gesti, quali immolarsi nel canale, o tentare si sbarrare il passo ad un PROstatico inferocito.

gli "ho già mollato, mica muoio", tipici, alterna saggiamente 2 minuti di corsa e 20 di camminata veloce, 2 di corsa e 20 di camminata, 2 di corsa e 20 di camminata, 2 di corsa e 20 di camminata; poi, visto che siamo già ad un'ora e mezza di attività, 2 di corsa e 20 dal kebabbaro. Non resta loro che fare un ultimo giro di 20 minuti in ambulanza dopo la congestione causata dal kebab, e perire gloriosamente appena arrivati in rianimazione -i dottori della rianimazione sono la maggior parte dei PRO, che si devono allenare.

gli "ho già mollato" non hanno niente a che vedere con i precedenti, ma sono delle persone che vuoi per lo sforzo fisico, vuoi per commentare maleducatamente la faccia del sottoscritto, petano rumorosamente per poi darsi alla fuga a gambe levate

dell'ultima categoria parleremo la settimana prossima... mi raccomando, non dormite la notte!!!

domenica 2 novembre 2008

Capitolo III. 1. Diario del 37131, ed emeriti presidenti

Siccome sono tornato a casa, ma purtroppo sto deforestando l'amazzonia per scrivere l'ennesimo pezzo per viola -lanciamo un gruppo su facebook del tipo "uccidi un compositore, salva un ettaro di foresta vergine", ultimamente va di moda, anzi, apro la prima parentesi, su facebook ultimamente va di moda qualsiasi cosa, come i gruppi "chi è stato una volta alla pizzeria Eraclio", nota pizzeria del mio quartiere, ora chiusa, oppure "quelli dell'ottanta alle scuole Verdi", la mia scuola media, "
bertelli nel mondo" e cose così- siccome sono a casa, dicevo, il diario per questo post cambia di numero, diario del 37131.

Volevo scrivere due cazzate, in ordine un po' sparso, su alcune cose matte che ho trovato in italia, ma poi ho trovato questo:

un'intervista dell'ex presidente emerito della repubblica Francesco Cossiga, rilasciata al "quotidiano nazionale" praticamente un insieme de "il Giorno", il "resto del carlino" e "La Nazione". Purtroppo non sono riuscito a trovare l'intervista diretta -non avevo tempo di girare per emeroteche- quindi la pubblico con un font diverso dal solito... tanto sotto ho trovato la stessa cosa pubblicata sulla
 rassegna stampa del governo....

Da Il Giorno /Resto del Carlino/La Nazione”

di Andrea Cangini - Roma

PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabini
eri».

Nel senso che…

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la 
fiamma prima che divampi l`incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la
 sinistra sindacale».

E` dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente»

C'è comunque un sito che pubblica la rassegna stampa del governo, se qualcuno vuole controllare. 
Mi sembra superfluo ogni commento.
Uno però lo faccio: non so, dev'essere una maledizione, ma perché in qualsiasi altro paese d'europa una tale affermazione avrebbe scatenato l'iradiddio, con tanto di process e di programmi in prima serata, e io questa intervista l'ho scoperta praticamente per sbaglio. Fate conto che stasera le affermazioni di Sarkozy sulle misure che adotterà per la crisi sono state attentantamente vagliate, non senza una massiccia dose di sarcasmo, appena dopo il telegiornale del
la 2° rete nazionale: cose che suonavano come "centomila contratti agevolati". Deja-vu? Sì, in Italia invece niente, anzi magari si ringrazia il presidente del consiglio che ha queste idee più brillanti che realizzabili, certo, ma insomma, guarda cos'hanno fatto i comunisti che sono stati al governo. Per non parlare della vergogna di uno che gira una protesta studentesca al novantacinque percento pacifica in un G8 di Genova. Roba da chiedere di diventare apolide.
 
E poi ne aggiungo un altro, valà: perché cazzo noi abbiamo gente come questa, gente che non è l'ultimo dei parlamentari, messo lì a fare il burattino, ma nientepopodimenoche un "Presidente Emerito della Republica"? Cos'è, montecitorio, palazzo chigi, palazzo
 madama e il quirinale sono costruiti su un cimitero indiano? Su tombe di faraoni? Ma dai...


Tagliando un po' l'aria, passiamo alle mie entusiasmanti avventure:
Stamattina sul bus navetta per la Malpensa, l'autista, un simpatico calabrès un po' su di giri, ha impiantato l'autobus in mezzo ad un incrocio per far sedere un passeggero che stava in piedi perché altri avevano occupato i posti con delle valigie, quindi minacciando di morte loro e i loro genitori (li lascio giù e poi li investo, sbraitava il castigamatti), incitato da un capannello di vecchiette proprio davanti a me ("l'è roba da mati, neh, ah che roba, i giovani non si alzano più neanche sugli autobus").
Probabilmente chiederò una mozione perché Cossiga si pronun
ci anche sui giovani che non lasciano i posti agli anziani sull'autobus. Penso suonerebbe così:

Presidente, ma lei pensa sia giusto che i giovani lascino i posti ai cittadini più anziani?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

Ho finalmente mangiato della pizza italiana, oltre che svariati manicaretti preparati dalla mia mamma; fra cui le squisite crepes flambées. Io però le ho trovate un po'
 bruciate, diciamo giusto un pochettino, e siccome mia madre è una comunista ho ben pensato che ci fosse lo zampino delle BR e ho mandato una mail a Cossiga:

Presidente, mia madre sostiene che per fare delle buone crepes flambées secondo la ricetta comunista, bisogna lasciare la fiamma ardere finché non si sia esaurita. Lei che ne pensa?

Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

Altre cose, queste di nessun interesse, in breve:

ho vinto 2 magliette bevendo birra. Non posso dire l'entità esatta del liquido ingurgitato visto che se no quella comunista di mia madre si agita e va fuori a lanciare bombe molotov.

ho dovuto aspettare 15 minuti, sotto un'acqua scrosciante, mezzo nascosto da una lancia delta, che il presidente della mia ex società di pallavolo finisse la sua merda di sigaretta e si levasse dal cazzo per poter scroccare un'allenamento di straforo con i miei cari compagnetti di squadra, e pure il mio beneamato allenatore (lecco il culo, così se mai torno me lo imbuonisco già...)

ho fatto le analisi del sangue, era da un sacco che non le facevo. Ho letto lo stupore negli occhi dell'infermiera quando il primo sangue che mi ha prelevato è evaporato nella boccetta. Altro che San Gennaro.

ho ricevuto dalla mia mamma delle ciabattine nuove.

rapiamo cossiga (nel senso di rapire). ma anche nel senso di rapare non sarebbe male...

venerdì 24 ottobre 2008

vocabolario di francese per turisti ignari

Carissimi,
è con gioia prorompente che vi annuncio la riuscita nel TCF (test de connaissance du français), evento che mi permetterà infine, dopo ore buie e preoccupate, di iscrivermi all'USCEACNSMDP. Il test mi ha regalato un livello C1 -se proprio proprio non è un livello "Racine" o "Mallarmé" è almeno un livello "Apollinaire", successo che non mi rendeva cosi contento da quando ero uscito dall'asilo con "bravissimo +".

Quindi, rinfrancato, mi sto lanciando in ogni sorta di sproloquio linguistico da stamattina (con l'anelato attestato in tasca, cosi appena faccio uno strafalcione e il mio interlocutore mi corregge, io gli sfodero il pezzo di carta, gli tiro un crogno sul muso, e poi glielo faccio ingoiare -la leggera aggressività è non tanto dovuta all'esame ma alla crisi di astinenza che ho da domenica, giorno in cui il mio spacciatore è stato arrestato dopo una retata). Da ultimo ho già contattato gli amici della Pleiade e del Prix Goncourt per ottenere un congruo vitalizio (l'Amplifon sta nicchiando).

Sulla scia del mio incredibile e inatteso e frappante colpaccio, e per ottenere il prezioso denaro di cui sono avido, pontifico una serie di simpatici modi di dire in langue d'oïl, piccolo vocabolario che ci terrà compagnia anche prossimamente.

Evirer: non significa "evirare", come pensavamo tutti, ma "licenziare". Immaginatevi la faccia che ho fatto quando un mio collega di judo mi ha detto "je travaille à la Domopack, dès lors qu'on m'avait evirer à..." e io "noooooo!!!! noooooo!!! mais pourquoi, mais ils sont de cons ou quoi?" e lui che mi guarda con faccia tipo "ma mi prendi per il culo", poi immagina che non ho capito un cazzo e mi fa "bon, en fait ce n'est pas si grave, tu vois"...

Péter le feu: "fare faville", e nulla che c'entri con fagiolate a base di peperoncino...

Il pète plus haut que son cul: invece questa volta è proprio quello... voler stare sopra l'olio, diremmo noi...

C'est chiant!!!: sovente utilizzata, questa espressione che si pronuncia più o meno come "c'est chien!!!" non vuol dire "è cane", ma "che pacco" o "che scazzo". Io continuo a pensare che "cane" significhi "scazzo", tipo, vai a portare fuori lo scazzo, dai da mangiare al pacco, oh il pacco l'ha fatta sul tappeto

Pompe: utilizzatissimo in ambiante sportivo, specie in spogliatoio o in sauna, sorseggiando champagne e mangiando mandragola. No, non vuol dire quello, in effetti significa semplicemente "flessione" -o per i più rigorosi "piegamenti sulle braccia"... Sebbene io non riesca a trattenere una sghignazzata (e dicimocela tutta, una microcontrazione) quando un distinto signore 6° dan di judo mi chiede di fare delle pompes...

Cocorico: oltre a essere una notissima discoteca di Riccione, questo nome designa anche il classico francese cagone che si bulla di quanto siano buoni i loro formaggini e grandi grandi le loro piazzione e palazzoni, e rumorosa rumorosa la musica saturista. Essendo il gallo il simbolo della francia, cocorico riproduce il suono dell'animale, cioè di uno che fa co-co e poi (ri) co...

sabato 18 ottobre 2008

I dieci modi per capire se siete ad un concerto saturista

1. Gli esecutori e il direttore indossano caschetti gialli da cantiere.

2. Gli animali domestici e non nel raggio di 5 kilometri iniziano ad ululare/muggire/frinire/barrire/abbaiare, non necessariamente in quest'ordine.

3. I posti a sedere hanno le cinture di sicurezza. 

4. Il palco sembra, a seconda della sensibilità dello spettatore, il magazzino di una fonderia, un paesaggio post-nucleare, la cameretta di chi scrive.

5. Le stazioni di rilevamento sismiche sono allertate, priorità giallo-rosso.

6. Le maschere, prima dell'inizio di un concerto fanno le dimostrazioni delle misure precauzionali in caso di catastrofe, tipo volo aereo.

7. Un nugolo di avvoltoi volteggia sopra la sala.

8. Dopo l'inizio del concerto le porte vengono chiuse a chiave, a doppia mandata, e con catenacci di acciaio. Ovvero, le porte vengono saldate.

9.  All'entrata ci sono capannelli di assicuratori che si azzuffano per farvi firmare polizze vita.

10. No, il carro armato/il pezzo d'artiglieria/il boeing 747 che vedete a destra della platea non è lì per decorazione.

venerdì 17 ottobre 2008

Capitolo II.2. In cammino verso un vitalizio dell'Amplifon


Carissimi 24 lettori, scusate il silenzio di questa settimana, ma grazie a dio ho iniziato a condurre una vita normale e non ho più tanto tempo da dedicare al blog, mica come voi disadattati e debosciati che state ore davanti al computer a leggere cazzate come quelle che seguono. 
In realtà il grado etilico raggiunto al matrimonio della Signora Lappa e del Signor Vanti, oltre che l'aria tiepida del nostro bel paese hanno lasciato in me indelebili segni, che mi hanno distratto dal mio sacro dovere verso questo diario. Tanto peggio...

Novità della millennio: abbiamo (al plurale, l'amica Clara -sì quella del video- e l'amico Daniele -sì quello della metro di Bergamo e il vs affezionatissimo -
sì quello che scrive) scoperto la nuova tendenza del momento a Parigi, e quindi nel mondo, il trucco che ci permetterà di conquistare fama imperitura, gloria indelebile e un congruo vitalizio dall'Amplifon.
Sto parlando della corrente saturista, fiore all'occhiello del panorama contemporaneo della villa lumiera.
Essa corrente, fondata sembra da un nostro ex compagno di classe, del quale però non sono ancora stato in grado di scoprire il nome -forse perché gelosamente tenuto segreto dagli adepti, tipo scuola pitagorica - essa corrente, dicevo, potrebbe essere definita dal pungente pensiero del Maestro Ghisi: "tamburoni grossi grossi, piattoni grandi grandi".

Quel che segue è non del tutto falso:

In effetti il termine "saturazione" è un sinonimo di "distorsione" -sì, tipo chitarra elettrica, quando ce n'è un po' è piacevole, quando ce n'è troppa è un concerto di un qualsiasi gruppo metal; ma ingiustamente ridurrei a questo la sconcertante novità del saturismo: la geniale idea di questa musica sta, al contrario, nel voler creare un contatto immediato, direi fisico, con il sistema neuro-vegetativo del pubblico, dal momento che l'intensità media percepità in un pezzo saturista si approssima a quello di un jumbo che decolla: quale miglior modo per gridare il nostro disagio nei confronti di una società plutocratica che ci opprime!!! Non sto esagerando: anzi, magari i jumbo potessero decollare dagli auditorii (che finezza di scrittura le due i!) e dalle sale da concerto di tutto
 il mondo, magari dotati all'interno di martelli pneumatici e trebbiatrici, suonati da un gruppo di gamelan!!! -mi fermo qui prima che mi faccia sopraffare dalla sindrome di Stendhal -noto saturista ante-litteram, lui più che altro saturava i marroni di chi lo leggeva.

Tornando a bomba (strumento favorito del saturismo), avrete capito più o meno di cosa si tratta: una musica sempre in 12f (ffffffffffff) con almeno una decina di picchi in 24f (ffffffffffffffffffffffff). Sebbene questo crei qualche problema tecnico (nel saturismo ad esempio non si possono usare battute corte, tipo 2/4 o 3/8,
 perché oltre al fatto di essere brevi, quindi piccole e quindi poco saturiste, non riescono a contenere di fatto tutte le "f" necessarie a definire la giusta dinamica) il saturismo appare come una nuova forma di arte collettiva e rispettosa delle esigenze del pubblico: collettiva perché non si può distinguere un pezzo saturista da un altro pezzo saturista se non dal nome dell'autore e dal titolo (ringraziamo il Ghisi) rispettosa delle esigenze, perché se anche qualcuno in platea sentisse l'esigenza di sgozzare un capretto, le urla agoniche dell'animale non darebbero affatto fastidio all'esecuzione -quante volte vi sarà capitato di arrossire, sotto mille bieche occhiatacce, lanciate da gente perbenista e bigotta, solo perché stavate ammazzando il porco in un palchetto del Filarmonico, magari durante un concerto di Debussy?

Oltretutto, il saturismo è attento alle esigenze di fitness dell'esecutore, troppo spesso condannato a condurre una vita sedentaria: infatti le dinamiche necessarie a questa sconvolgente musica richiedono uno sforzo fisico superiore a quello di un match di boxe di 20 riprese+3 ore di combattimenti di judo+lo scavo del canale di Suez con le sole mani, con un conseguente rassodamento/potenziamento e un incremento della capacità aerobica dello strumentista. 
Superate le quisquilie, affatto borghesi e bieche, di mani che sanguinano e carni lacerate sino all'osso, polmoni che esplodono, grancasse sfasciate, piatti che diventano ancora più convessi e tamtam ancora più concavi, archetti da ricrinare ogni mezz'ora (con conseguente incremento della mattanza di equini, animale d'altronde molto poco saturista), guarnieri del gesù che esplodono in frantumi, leggii che schizzano sul pubblico a velocita MAC3 (di solito nelle note d'esecuzione si raccomanda sempre di fissare i leggii con la saldatrice, ma a volte qualcuno se ne dimentica), capretti che implorano di essere ammazzati prima che il pezzo finisca, il saturismo promuove una crescita culturale e fisica notevole.

Qualora non foste ancora convinti, vi esporrò qui sotto alcune tesi a proposito, tratte dal "manifesto dei saturisti", che Ghisi, la Clara e io stiamo redigendo in estenuanti serate su skype:

Non è difficile saturistizzare un pezzo. E' sufficiente ripetere in loop le seguenti operazioni. 
Compressione con rapporto 1 : 1000 e soglia a -100 dB
Normalizzazione forzata (a +12dB)
Compressione con rapporto 1 : 1000 e soglia a -100 dB
Normalizzazione forzata (a +12dB)

Compressione con rapporto 1 : 1000 e soglia a -100 dB
Normalizzazione forzata (a +12dB)

Compressione con rapporto 1 : 1000 e soglia a -100 dB
Normalizzazione forzata (a +12dB)


L'esagerata mediocrità del superfluamente saturato, la saturata esagerazione dell'orizzontalità spettrale, scacciano la nostra necessità nell'oblio della nostra contingenza [per piacere qualcuno mi spieghi questa]

La nostra orizzontalità posturale non implica una visione superficiale della realtà fattiva, ma una riduzione degli strati verticali a immanenza e sussitenza forzata (saturata) o meglio, a una coesistenza forzosa di nunc ed hic diacronici in una realtà sincronica che li trascende [anche questa non è male] 

Nulla distingue un pezzo saturista da un altro, se non il titolo e/o eventualmente il nome dell'autore

Nulla distingue l'autore di un pezzo saturista dall'autrice di altro pezzo saturista qualora essi siano sincronicamente in posizione orizzontale

UNIONE; SINCRONICITA'; ORIZZONTALITA; SUSSISTENZA saranno le nostre parole d'ordine

a cui associeremo volentieri NORMALIZZAZIONE, COMPRESSIONE, BOMBFACTORI, FFFFFFFFFFFFFF, TAMBURONI GROSSI GROSSI, PIATTI FORTI FORTI

e a cui aggiungeremo inoltre CAPRETTO IMPLORANTE DI MORIRE, MANI INSANGUINATE, DISTRUZIONE DI PREZIOSI ARTEFATTI DI LIUTERIA, MARTELLIAMO COME NEANCHE ODINO CAZZO.

bene, avrei finito, per il momento. Naturalmente, qualora qualcuno di voi volesse aiutarci nel duro compito di redigere il manifesto della poetica saturista, sarà il benvenuto (specie il Carletto, che mi sembra un potenziale saturista perfetto, fa anche rima)
Che la normalizzazione sia con voi e amplificate a palla!

nella foto: in alto a sx immagine spettrale di un pezzo saturista il capriolo sventrato di Jacques Bondage (dal momento che le frequenze sui 15.000 hz erano pompate a 140 db, come si vede dalla foto, non c'è stato nessun sopravvissuto alla prima esecuzione), a dx la poltiglia grigia è in realtà una foto del percussionista di un altro pezzo saturista alla fine del concerto. In basso a sx l'esplosione di un auditorium a Aix-en-Provence (una fabbrica di fuochi d'artificio era adiacente alla sala) durante il climax di Adagio non troppo e con molta espressione di Luc Dineuviaem, a sx l'installazione "satur(n)isme" per grancasse, lastre del tuono, dinamite, cannoni e pallettoni piombo del XVIII secolo di Daniele Ghisi e Clara Iannotta. Nella foto in alto la prima esecuzione della mia Fantasia, per quartetto d'archi, calcinculo e nitroglicerina

martedì 14 ottobre 2008

l'angolo del volo di andata

Diario del diciannovesimo Vi offre un'ennesima storia di umanità calpestata, questa volta senza redenzione.

Tornando da Parigi -ebbene sì, per tre giorni ho calpestato l'italico suolo, ho fatto la conoscenza di Cristophe, stuart un po' gaio dell'Easyjet, di cui vado a raccontarvi la triste storia. Ero in effetti indeciso fra questa e quella di quell'altro stuart che aveva la camicina a maniche corte arancione, tipo “er bibbitaro” mentre tutti gli altri avevano un sontuoso abito con tanto di camicia in taffetà, ma poi ho focalizzato bene e un particolare sfuggitomi mi ha data la risposta che cercavo, il tipo era negro. Ma bando alle ciancie, passiamo subito alla storia dello stuart allegro:

Cristophe, probabilmente ultimo arrivato dell'equipaggio di bordo, viene trattato più o meno come un bambino di 5 anni dai suoi colleghi, in presenza di tutti i passeggeri che, salendo, vedono il poverino ricevere ordini perentori, seguiti da sbuffi-risatine-occhiate roteanti. Cristophe, che si intuisce di carattere remissivo, non dice una parola e fa tutto quello che gli si chiede, supino (no, dai, non l'ho cercata), disponibile (nemmeno questa) e servizievole (un po' questa sì).
Niente, arriva il fatidico momento del balletto -io non ho mai capito, davvero, perché così belle coreografie non hanno mai un sottofondo musicale adatto, sempre quella specie di rap in un inglese del cazzo, incomprensibile e neanche tanto ritmato; comunque, il balletto inizia e il Cris è in piedi a 2 centimetri da me, danza con passione e con foga, sebbene la sua sincronizzazione non sia proprio impeccabile (io gli avrei dato un 7.25 di artistico e un 6.50 di tecnico, non di più), tanto che più e più volte si gira verso i suoi colleghi, in cerca di conforto.
Finché non srotola la giacchetta di emergenza (srotolamento carpiato, difficoltà 0.75) con un gesto arrogante e... 
volano una quarantina di cucchiaini da caffé, sui piedi della tipa che mi sta a fianco dall'altra parte del corridoio, i colleghi del Cris trattengono a stento le risa, io addirittura smetto di respirare e chiudo gli occhi per non sbottare, ma non prima di aver visto il povero stuart diventare paonazzo, rimpicciolirsi, ma proprio tanto e quindi raccogliere i cucchiaini con la delusione e lo scoramento di una piccola fiammiferaia stuprata dal soldatino di piombo. 
Mentre i suoi colleghi si esibiscono nel noto e volgare gesto che consiste nel portare le braccia tese dall'altezza spalle al basso ventre più e più volte. 
Poi si è alzato un signore con un turbante, ha crivellato di colpi il povero Cris, gli altri stuart hanno sganasciato è poi non mi ricordo più molto bene.

giovedì 9 ottobre 2008

L'angolo dello sborone punito II

Dunque, scuserete il silenzio di questi giorni, lo so, non potete stare senza le righe che seguono, lo so, sì, ma purtroppo qui vogliono che io ogni tanto scriva musica, lo so, è incomprensibile, non so come facciano ad accampare certe pretese, questi bastardi, ma comunque ecco, ho 
trovato due minuti per raccontarvi degli ultimi giorni:

Alla fine, piove sul bagnato - è il caso di dirlo, il premio di Boston è andato a una/o ragazza/o belga, del quale sarò costretto a rapire la famiglia per riparare all'onta subita... A Boston non capiscono niente, evidentemente


Ieri siamo a cena di classe da un vietnamita, (nella foto, da cui ti porterò, o mio lettore, quando verrai a trovarmi, perché costa 8,50 euro menu compresa la birra), bellissimo, tutti a sganasciare e a mangiare involti
ni di verdure dalla nemmeno troppo lontana forma fallica (dimensione equina) quand'ecco che entra una giovane orientale, senza dir niente ci si mette davanti, guardando la vetrina che da sulla strada, così, come se fossimo invisibili, e si accarezza i capelli, poi cambia tavolo e fa lo stesso, poi va in bagno, ci sta mezz'ora, esce, chiede ai gestori -un po' esaurita, ma ho qualcosa nei capelli? noi sbottiamo a ridere, uno per poco non si strangola, i padroni contegnosi rispondono di no, la tipa se ne va, i padroni ci spiegano che è una pazza, ma dai, ma sì? finiamo la serata divelti.



Il mio coloc - d'ora in poi chiamato Il Vale - ormai si è abituato a me, tanto che ha iniziato a fregarmi il nescafé (con cui mi preparo il caffelatte), birre, form
aggio, pane e altre leccornie. Io mi vendico con altri scherzetti sottili, tipo lasciare una molfetta morta in bagno, o non fare pupù per 5 giorni, così poi la faccio bella grossa e non tiro l'acqua e me ne scappo via (scherzo [forse]), comunque, la convivenza va benone, tanto che sono tornato l'altro giorno a casa e me lo sono trovato in mutande ad accogliermi, sì, mutande, maglietta e maglioncino, che mi parlava come se niente fosse, e io dietro, guardandolo fisso negli occhi come se niente fosse, non ridere non ridere, pensavo, poi si è seduto, a mezzo busto faceva un altro effetto, io me ne vado accampando scuse poco plausibili. Al ritorno indossava misteriosamente gli abituali pantaloni. Peccato.

Domani (venerdì 10) torno a casa, se volete ci vediamo alla Paulaner dopo cena (dove un litro di birra costa come una media qui, cazzo).

La crisi finanziaria non ha investito la mensa, che continua a cucinare ratti di chiavica tale e quale a prima.

Mi piacerebbe ora parlare della vasta umanità che fa jogging sul canale a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma purtroppo non ho più tempo.
Fra l'altro come ulteriore vendetta, ho fregato appena adesso un po' di sgnappa al Vale che è uscito - in realtà la sgnappa è un whiskey di bassa lega, tenuto perlopiù nel freezer... lui ne beve veramente quantità industriali... probabilmente anche la vietnamita dai capelli pieni di qualcosa (qui di fianco, nella foto, la sorella rumena della vietnamita sponsorizza una marca francese di sgnappa la "passerinà" -non fatevi ingannare dalla scritta "produzione grappa" in rumeno significa "valentino beve")

Comunque, dicevamo.
sì, dai ci vediamo domani a Verona, se la sgnappa del Vale mi lascerà sopravvivere a questa notte...
 

domenica 5 ottobre 2008

L'angolo dello sborone punito

Il buon Sebastiano, da profeta provetto, mi aveva preannunciato che "sì, valà, le steso la note bianca a Villafranca o a Parigi, diaolo boia, tiratela de manco". In effetti aveva ragione, anzi di più: la notte bianca a Villafranca sarà stata probabilmente meglio della sua corrispettiva parigina...

Il tema della serata erano le stazioni: i maggiori luoghi di scambio, dalla gare du nord a quella dell'est, da montparnasse a lyon e bercy (unica eccezione saint germain du prés, boh) accoglievano installazioni e costituivano il centro di irradiazione degli altri eventi. Il piatto forte sembrava essere quello di Ryoji Ikeda a Montparnasse, ovvero l'installazione "spectra": fasci di luce che creavano un'altra grattacielo a fianco della torre.
 Benissimo; andiamo
 fino al loco -dall'altra parte di Parigi, una marea di gente in metro e fuori dalla metro (bene, la cosa si fa interessante), facciamo la nostra mezzoretta di coda per vedere da vicino il prodigio luminoso e sonoro - c'erano anche dei suoni che giravano 
in mezzo - bellissimo, giochiamo come tutti con le luci, ce ne andiamo, bello, dove? ma vicino c'è san germano dei prati, ma sì andiamo lì.
A mezza voce un amico osa dire, sì bello eh, ma alla fine sono un po' di luci con i suonini, noi lo guardiamo sconvolti, non capisci un cazzo ecc. ecc.

Il tragitto fino alla chiesa mette dei dubbi a tutti: negozi. Chiusi. Bar. Non tutti aperti. Gente. Normale... boh, ci diciamo, magari in centrissimo sarà diverso...
Arrivati a san germano, un milione di persone ci fa desistere dal concerto di Patti Smith... vabbé peccato.
Proseguiamo e giungiamo nei pressi della zecca, dove ci sono cupi suoni che provengono dai piani superiori, dalle finestre luci multicolori illuminano dall'interno la facciata barocca, dando l'impressione di un motel a ore dei tempi di Cervantes. Entriamo, corticella, dei fattoni che ballano sulla pseudo musica tekno (scritta così fa più giovane) che gira appalla. Bello, ce ne andiamo. Uscendo, poco più avanti ci sono luci colorate proiettate su un altro palazzo.
La situazione di disagio cresce.
Decidiamo per una birra: ci infiliamo più o meno nel primo locale, chiediamo i listini, la media costa 8 (otto) euro.
Scappiamo a gambe levate.
Proseguiamo per l'isola della città, ci dividiamo da quelli che abitano nella banlieu, e proseguiamo diretti alla gare de l'est dove si attendeva un altro evento. Arriviamo, sulla facciata della stazione vengono proiettate le foto delle vacanze dell'artista. Bello. Una ragazza ci regala una spilla della stazione, commossi partiamo. Poco più avanti, un altro palazzo è illuminato da luci blu-verdi, con musichina annessa.
Intorno tutti fumano tubi (come al solito, in più avremo incrociato un 5-6 tipi che ci hanno chiesto/offerto cartine/fumo/maria), e bevono intrugli fai da te (come al solito: pratica che anch'io adottavo in finlandia per risparmiare - e proteggermi dal gelo).

Torniamo a casa stanchi ma felici, consci di aver vissuto una serata memorabile.

venerdì 3 ottobre 2008

l'angolo nel quale non vi si vuole far rosicare

No, no, non voglio far rosicare nessuno, ma domani sera ci sarà la notte bianca qui nella villa lumiera -che difficilmente va a dormire, ma stavolta sta proprio in piedi per tutta la notte...
E per non alimentare facili invidie non vi do nemmeno il link qui di sotto

giovedì 2 ottobre 2008

Capitolo II. 1. Punizioni divine & altre angherie

Nuovo mese nuovo capitolo, nel ridente diciannovesimo.
E come in tutti i nuovi capitoli, iniziamo con una simpatica frase fatta:
ad esempio

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
 

In effetti non è vero, i coperchi ci sono quasi sempre, ma per il momento una fortunata serie di casi ha reso possibile credere a questo noto proverbio.
Dunque, torniamo alla precedente avventura delle crepes, dov'ero tornato solo soletto, immaginate, piangendo, bagnato fradicio in una notte buia e tempestosa, mentre agli altri cattivoni colava nutella sul collo, sulle mani, in un orgasmo da crepe mai visto.
Benissimo, non è andata proprio così: l'altro giorno becco al bar del conservatorio i crepettari con la faccia mogia, come va, bene, come va, ma non sai cosa ci è successo, incredibile, hai fatto bene ad andare via prima.
Io li guardo con una faccia piuttosto stupita che si trasformerà da un "ma mi prendi per il culo" ad un "ma nel culo mettici la tua crepe!!!".
Infatti il loro ritorno a casa si era svolto così: prendono 'sto taxi, che non accende il tassametro - in Francia, sia detto, se non lo accendono, la scritta di fuori non si illumina e il taxi è considerato tipo "fuori servizio"; il tassista, che chiaramente conosce la squilibrata affitta-castelli, tira dritto ad ogni rosso, guida come un pazzo, tanto sono le 4 di notte, arriva finalmente alla circonvallazione. A minuti dal conservatorio, ormai vicinissimo, una volante lo ferma. 
Nessuno ha le cinture, gli chiedono perché non ha acceso il tassametro con 4 persone a bordo, lui farfuglia scuse senza senso, alché gli amici gendarmi portano tutti in questura, dove interrogano separatamente i tipi. Nel frattempo, il tassinaro chiede ad uno dei nostri amici di parargli un po' il culo, tipo "ma sì, ci conosciamo da una vita", cosa che lui non fa, con conseguenti rimorsi e manie di persecuzione. Fatto sta che i bastardelli sono tornati alle 6,30 di mattina, con la pula che li ha schedati per precauzione. Certo, per una crepe ne valeva la pena!

Passiamo ora al resoconto delle cazzate della settimana:

Ieri ho passato 3 ore con dei miei amichetti (Clara, romana e Juan, limano) in sala registrazione, appunto per registrare suoni bellissimi, tipo rantoli di scrofe e scurregge di caimano, dal momento che qui amiamo molto i suoni "concreti" (in sostanza nulla che abbia dei parziali equidistanti, o financo dei parziali). Infine ci siamo decisi per la registrazione di una bottiglia di plastica da 50cl di acqua Vitel.
ecco gli interessanti documenti:



Poi noi abbiamo finalmente trovato i settaggi giusti mentre Juan, il nostro amichetto dal Perù, si è preso bene, talmente tanto bene che è diventato un virtuoso della "Bottiglia di acqua Vitel da 50 cl" e non voleva più finire.... noi, stregati, parliamo di bidé e di panda.



Ieri sono andato pure ad un concerto della stagione IRCAM (praticamente il più prestigioso centro di ricerche informatico-musicali al mondo) al Pompidou. Figata, direte voi.
Sì.
C'era un pezzo sul sessantotto che si chiamava "68", un pezzo bello di Aperghis, e 46 minuti di nastro magnetico (nessuno sul palco, coperto da una quarantina di diffusori vari, non esagero). Passato il primo minuto dell'ultimo, magnifico pezzo, il fiore della rappresentanza compositiva italiana si esibiva in:
Pennica (io)
Consumazione baguette contrabbandata (il mio vicino)
Dita nel naso e scurregge romorose (tutti, qui è considerato un segno di stima)
Battutacce sul compositore (tutti, io solo quando mi svegliava qualche suono particolarmente fastidioso. In effetti il venerando signore somigliava a babbo natale).

La situazione cibo della mensa si sta facendo preoccupante: se non mangi abbastanza in fretta quello che hai nel piatto, quello che hai nel piatto mangia te!

Oggi vado a prendermi un medicamento alla farmacia, la tintura di arnica (trad. franc. Teinture d'arnica). Giro 3 farmacie, esso medicamento è raro, finché non ne trovo uno che ha il prezioso bene. Stupidamente chiedo alla farmacista, che per convenzione d'ora in avanti chiameremo La Puttana, il rapporto fra arnica e alcool, con la frase "quel est-ce le rapport entre alcool et arnica?". Si scatena l'inferno. La Puttana farfuglia "uuuuuh quelle est votre langue d'origine" e io "oui oui quel est-ce le rapport entre alcool et arnica" la Puttana non comprende pas di tutto, chiama le colleghe, inizio a ripetere la mia stupidissima domanda in inglese, ma nessuno capisce un cazzo, finché non chiamano il guardiano che è stato un anno in Italia, ma non capisce una sega neanche lui (tanto parlo in inglese o francese), nessuno ascolta la mia cazzo di domanda del cazzo, a me stanno girando i coglioni finché non dico "OOOOOKKKKK. Arnica! Combien? Alcool! Combien?" facendo gesti appositi.
Quindi fanno aaaaaaaahhhhh e La Puttana finalmente dice "ma è sull'etichetta, alcool al 45%". Cazzo!!! Ci ho messo 5 minuti a farmelo dire!!! E tanto più che la domanda iniziale, ho controllato sul vocabolario, è corretta, e suona esattamente "qual è il rapporto fra arnica e alcool, La Puttana?"

Prelato veronese, che per convenzione chiameremo Don Rino Breoni, abate di San Zeno Maggiore, pensa che sia sconveniente usare dei cantanti per accompagnare le messe nuziali. Difficile non rimanere sconcercati dalla temerarietà di questi compositori contemporanei!!! Cazzo!!! Cantanti in chiesa??? Ma dove andremo a finire!!! Inaudito!!! Gente che canta in chiesta??? Mai sentito!!!
Peccato. Fossimo stati in america, si poteva sempre girare sul coro di voci bianche.

Ringrazio di cuore i milioni di persone che hanno votato per l'emozionante sondaggio "COME RISOLVERE IL FASTIDIOSO PROBLEMA DELLA DOPPIA STAZIONE CENTRALE NELLA METRO BERGAMASCA", che ha visto la schiacciante vittoria dell'opzione "immettendo nel condotto di aerazione della metro del cibo libanese polverizzato" per 4 voti contro 1. Pure il maestro Ghisi, festoso, mangiando un panino, ringrazia

sabato 27 settembre 2008

Capitolo I. 6. Odio le crepes


Lasciamo un secondo da parte l'angolo del mistero -lo so che vi starete rodendo e che non potrete dormire stanotte, ma peggio per voi. Finalmente dopo quasi 20 giorni ho fatto la mia prima serata da vero bobo [che si legge "bobò", acronimo di bourgeois bohème, ossia, in parole povere, di finto bohemien figlio di papà, quale in effetti amo considerarmi].

Un mio collega messicano mi telefona per andare ad un concerto-istallazione del buon Pesson, il primo del festival d'autunno -vedete il post relativo. Grazie, dico io, volentieri, ma torno a casa presto, che domattina ho un po' di cose da fare. Sì certo, dice lui, nessun problema.
La serata inizia benissimo: il tipo abita a 20 metri da me, siamo d'accordo per le nove e mezza sotto da lui, io arrivo puntuale. Nella strada dove abita c'è una boy band che fuma cannoni, urla come una forsennata, dà fuoco a cassonetti e passanti. Beh chissenefrega, penso io, tanto arriva subito. 5 minuti dopo lo chiamo. Ho finito il credito, cazzo. 15 minuti dopo, finalmente si fa vivo -non esistono citofoni esterni a Parigi, c'è una tastiera e la porta esterna si apre con un codice che il padrone di casa vi dice- scusandosi, vabbé figurati, non c'è problema, ci mancherebbe, ma nonòdai, ecc. ecc.

Andiamo in taxi al concerto, taxi che offre lui, com il biglietto, per farsi perdonare, non c'è bisogno gli dico io, manò dice lui e vabbé. Nel frattempo, mi ero dimenticato, c'è anche un suo amico di infanzia, un futuro regista, secondo per inutilità (o per spocchia, non ho capito bene) solo al digitale terrestre. Arriviamo, insomma, ci uniamo ad un'altra coppia spagnola, tutti e due Barcellonesi, lui pure mio collega e lei cantante, andiamo al concerto-installazione, che una volta tanto è proprio bello, anzi hyper, come dicono qui.

Dopo il concerto: vieni a bere qualcosa, sì dai, prendiamo la metro e andiamo alla Bastiglia, un po' la via Sottoriva di Parigi. Dobbiamo raggiungere una Leonese (nel senso che abita a Leon) amica della coppia. La troviamo in una bettola, insieme ad una cumpa di sgallettati francesi di 18 anni, con cui attacchiamo bottone; scopro anche che uno di questi conosce di persona Manu Chao la qual cosa mi riempie di soggezione.
Finiamo di bere (ossia ci cacciano via), io sono stanco, sono le 2 e per tutta la serata gli spagnolofoni hanno parlato spagnolo, i francofoni hanno parlato velocissimo -tranne l'amico di Manu e pochi altri- per i cazzi loro. La qual cosa non mi fa venir proprio voglia di continuare la serata.

2.00 AM
Vabbé, la leonese deve andare al XIV arrondissement, mentre noi andiamo al diciannovesimo -avete capito ora il titolo del blog? Peccato che il 14° è lontano, quindi l'amico messicano mi chiede, ma è il caso di prendere un taxi con lei? ma mica possiamo mollarla da sola a Parigi alle due e mezza di notte! hai ragione tu, conclude lui. Bene, andiamo verso la piazza della Bastiglia, l'inutile torna a casa che abita lì vicino; alla piazza ci attende una simpatica fila di 50 metri per prendere il taxi. Bene, esce un altro, conosco io un altro posto dove non c'è nessuno, a 5 minuti! Ma prima prendiamo una crepe! 10 minuti dopo troviamo un baracchino, che chiude 30 secondi dopo. Ok, mezzora dopo (gli spagnoli non hanno un passo eccezionale), arriviamo a questo nuovo taxi-stop. In effetti c'è molta meno gente. Ma anche molti meno taxi. 30 minuti dopo (e due taxi passati dopo...) decidiamo di proseguire. A caso.

3.20 AM
Ormai avevo le gonadi un po' pienotte -qualcuno di voi conosce già com'è il mio umore quando sono stanco, vorrei dormire, ma me lo si impedisce. Per cui sono sempre, in media, un 10 metri più avanti degli ispanici. Ad un certo punto la ragazza Barcellonese dice al suo ragazzo, ma com'è che se ne sta sempre da solo avanti? forse perché stiamo continuando a parlare spagnolo, risponde lui, che in un impeto di bontà si mette a chiacchierare in francese. Il mio cuore si riempie di gioia, quand'ecco che la leonese squittisce un "ehhhhhhhh la creperiiiiiia", cazzo no, penso io, cazzo cazzo no, il messicano prorompe in un "ehhhhhhh laaaaaaa creperiiiiiia" (le a in più sono per l'accento messicano) porca troia porca porcaccia penso io.

3.50 AM
Il messicano, ormai perso per la crepe, entra a chiedere se la fanno d'asporto -improbabile. Esce, e dice di no. Strano.
Intanto la leonese del cazzo, quella che avevo pure difeso, ci fa, a me e agli altri due, ma a voi va bene mangiare la crepe, loro dicono di sì, io dico di no, lei mi risponde con un laconico e sfottente "vedremo".

4.00 AM
Bene, immaginerete già il finale: io ho detto che sarei tornato a casa, e gli spagnoli hanno detto vabbé, senza nemmeno insistere troppo. Io non avevo una piantina, di taxi un casino, ma nemmeno uno che si fermasse, autobus nemmeno l'idea di quale prendere, ci salutiamo e torno a casa a piedi, orientandomi col muschio sugli alberi - in realtà c'è una mappa ogni 50 metri...

5.20. AM
Dopo essermi quasi perso, nonostante le mappe, apro la porta di casa e finalmente vado a letto presto.

A me le crepes facevano cagare già, ma ora mi stanno proprio sul cazzo.

La consueta sintesi:
  • Il cane della squilibrata (del peruviano) è ancora in galera. Non potrà uscire prima di due settimane. L'hanno anche castrato. Grazie a dio che non mi hanno beccato ieri notte mentre rientravo.
  • Iniziato judo, sì tutto bene, grazie, la gente (poca) simpatica e brava, carne greva al collo come ogni inizio di stagione che si rispetti, come pure carne greva un po' ovunque.
  • La seconda lezione (di judo), il meister mi vede dare un'occhiata al tabellone con l'elenco delle tecniche, si ferma, esce, va a prenderne uno e me lo regala. Io, quasi in lacrime, lo ringrazio e, visto che mi dava del lei, gli dico, ma via, mi dia del tu, non sono abituato, e poi sono il bocchia qui dentro, si figuri. Lui mi guarda un po' stupito. Poi, il resto dell'allenamento mi ha chiamato "monsieur bertelì". Valli a capire tu i francesi...
  • Facendo delle semplici addizioni, ho scoperto che, in effetti, faccio più ore di judo che non di composizione.