lunedì 12 ottobre 2009

Umili inquilini nella città delle arti del Signore

Carissimi,
rieccoci dopo svariati mesi di assenza. Giustificati in parte dal fatto che:
1- non essendo a Parigi non mi sembrava etico scrivere un diario su Parigi
2- ho appena superato una grave crisi creativa, dovuta ad una priapite acuta
3- ho anch'io da farmi i fatti miei

Visto che sarebbe troppo lungo esporvi in dettaglio tutte le novità, faremo un semplice riassuntino, vedendo dapprima cosa ne è stato dei nostri amici dell'anno scorso.

IL VALE
Sta bene, è sempre ubriaco; mi ha mandato a Verona il plico dell'iscrizione che quei geni del CNSM hanno mandato al mio vecchissimo indirizzo. Vive sempre a casa sua (non è poco), ha un nuovo colocatario magrehebino che fa un master in economia; ha pure creato un pregevole dvd con un mio pezzo come colonna sonora. Il titolo è "Interferences. Shadows and Lights". Interferenze, perché -testuale- "cercavo una musica in netto contrasto con le immagini". La mia musica di merda, insomma.

LA ADE
Sta bene, è viva. Sono passato da casa sua a riprendere le cose qualche settimana fa, entrando dalla finestra -non ha sentito che bussavo, quindi mi sono issato sul balconcino, grazie a dio piano terra, e mi sono fatto aprire da lì.
Il ninja indiano è sempre lì pure lui, a lamentarsi perché insegna hindi alla sorbona...
Il nipote è tornato a Montreal, mentre la nuora è tornata a Parigi, cercando giapponesi per farne strage.

IL MAESTRO IANNOTTABURINADIOBON
sta bene, è sempre burina. Ora andata a vivere con il baldo Daniel, è già probabilmente incinta. Di un piccolo alieno. Che partorirà dalle narici.

IL MAESTRO GHISI
sta bene, è sempre futurista. Ha finito un'opera, adesso partirà a Berlino per uno stage di qualeche mese; in realtà una trappola, creata da un gruppo di nazisaturisti -praticamente dei wagneriani che riempiono gli intervalli di Richard con del tritolo, gruppo che vuole vendicarsi della ironia ghisiana a proposito della loro corrente.

LA JOHANNA
sta bene, nonostante canti sempre. Ha riscosso successo e gloria, di pubblico e di critica, al festival Musica-Strasbourg per l'interpretazione di un pezzo di giovane autore padano -la parte consisteva nel soffiare dentro ad ossibuchi. La sua interpretazione le è valso il Nobel per la Pace, e una diffida da parte di Feltri.

IL GERVA
sta bene, anche se non si sa dove stia. Si dice giri tra Bergamo, il Belgio, la Cina, il Brasile e la Normandia, ma altri voci lo situano in un deserto dell'Arizona.

inoltre, abbiamo delle nuove entrate che penso ci daranno delle grandi soddisfazioni quest'anno:

PASQUALE "CAGACAZZO" CORRADO.
Seconda persona della trinità italica, compositore, pianista, direttore e poeta -però solo nel weekend. In Erasmus in classe del Gerva, sta cercando disperatamente casa, ed è stato accolta dal Maestro Burinadiobon e dal sottoscritto, commossi dalla sua obbedienza e dal suo pelo lungo. Animale di grande affetto e di igiene, se non buona almeno accettabile, è anche un eccellente bicchiere; sostiene di aver frequentato pure un addestramento militare, che potrebbe gettare una sinistra luce sulle sue attività parigine. Pasquale veste Prada.

ANTONIO "FIGHETTA" COVELLO.
Terza o prima persona della trinità italica, compositore, pianista e ballerino di fila - solo durante la settimana. Si è ritrovato a Parigi, ma pensava di essere in Thailandia; questo banale errore non gli consente di accedere alla mensa del conservatorio, per motivi eminentemente religiosi -sorta di autopunizione. Nato a Catanzaro (sì lo so, Antonio) è anche un cuoco di eccezione; il suo panino "salamino e sottilette" ha raccolto consensi, di critica e di pubblico, da parte della Johanna. Antonio veste quando ha freddo. Se si ricorda.

Per concludere, vi ricordo che da quest'anno sono finalmente in una casina tutta mia, quindi se volete venirmi a trovare chiamatemi che così vi faccio sapere i prezzi -gratis per militari, e bambini sotto il metro e venti.

Persone, luoghi e situazioni citate sono frutto della realtà; per buona parte ho raccolto le precedenti informazioni in stato di sobrietà.

aut. min. rich.

domenica 12 luglio 2009

Variazioni e fuga (nel sol levante)

Incredibile come il web a volte offra delle perle insospettate. Vi ricorderete già di Solange, della Paciaroni o della divina Agnese Brazzi. Ma questa serie di video è forse anche più interessante:
una nota canzoncina -e chi non l'ha mai cantata!- con alcune fra le più interessanti versioni che ho scovato su youtube; il tutto in barba al lavoro che dovrei fare... buon divertimento.

TEMA



VARIAZIONE 1° -un gruppo di simpatiche nipponiche, dalla insospettabile professionalità



VARIAZIONE 2° -immancabile omaggio techno, con dei fascinosi loop e un interessante groove



VARIAZIONE 3° -il simpatico technovichingo (date un occhio alle sue prodezze digitando "technoviking" su youtube) ci offre una pregevole coreografia



VARIAZIONE 4° ancora il gruppo nippo, con tanto di accordo sbagliato all'inizio (direi piuttosto un frequency shifting) bardate a festa e con un beat un po' più aggressivo



VARIAZIONE 5° un balletto contemporaneo ispirato al tema: volevo un gatto nero -felicità clandestine...



VARIAZIONE 6° più pecoreccio, ma interessante per il multitap delay



VARIAZIONE 7° versione da big orchestra -sempre da un canale giapponese- con fisarmonica, primi violini impiccati, ottavini esuberanti, chitarra elettrica sorniona

i bastardi hanno tolto l'incorporazione quindi portate pazienza e cliccate qui

VARIAZIONE 8° altra splendida coreografia, seconda solo al technovichingo. Notare la bimba che arriva dopo!



VARIAZIONE 9° versione piuttosto lachenmanniana di un gruppo di giovini -andate dritti a 0:40, prima cazzeggiano



VARIAZIONE 10° suprema.



VARIAZIONE 10° bis altrettanto suprema, ma con in più degli interessanti shifting all'inizio, e un video toccante



VARIAZIONE 12° un gruppo di pensionati giapponesi interpretano il raro capolavoro; emozionante la coreagrafia a 1:20 e gli effetti speciali alla fine



VARIAZIONE 13° Dulcis in fundo, gradus ad parnassum, qui maius cogitari nequit. E ci ha pure i sottotitoli. My cat is dancing tango, tango tango...



FUGA vista la quantità di versioni provenienti dal sol levante, un omaggio, anzi due, alla loro produzione artistica -sono stato mooolto indeciso su quale video scegliere: questi non sono probabilmente i migliori, ma nel caso vedete un po' voi quello che preferite. Deliziosa Cippa Lippa, la soubrette che anima le performance.
N.B. per Naoki, Keita e Kumiko: la traduzione per piacere -la traduction s'il te plait!




giovedì 18 giugno 2009

Tutti a strasburgo!


Un po' in ritardo, ma rieccoci, finiti esami, ammenicoli e pezzi (quasi).
Tanto per bullarmi un po', vi invito a ottobre per il concertino a Strasburgo, nel quale verrà suonata un mio simpatico pezzo, per di più dedicato all'italia (in realtà a mamma e papà, ma via, sono pure italiani anche loro).
Poi parleremo qui delle ultime cose, e da giovedì mattina mi avrete ancora tra i coglioni!
Evviva!

Ricordo ancora a tutti la giojosa festina della sera, mi raccomando.

martedì 19 maggio 2009

Ramboso Grinton, eroe dei nostri tempi

Tanto per tagliare un po' l'aria, dopo questo giro di post impegnati (?!?), vi propongo un paio di esileranti video doppiati da dei giovini di Padova. Da oscar. Anche per chi non capisce bene il dialetto veneto.
Buona visione e buona preparazione del puré di stracaganase (andate alla fine del secondo tempo)!

Purtroppo per il primo tempo i produttori hanno disabilitato l'incorporazione, quindi per vederlo CLICCATE QUI

mentre il secondo tempo ve lo potete gustare di sotto


sabato 16 maggio 2009

Attentifs ensemble.

Dovrei scrivere, in questo momento, il mio pezzo; anche perché sono in un ritardo pazzesco -mi sono imbarcato in un progetto, diciamo, assai procelloso, ma vabbé, ho voluto la bicicletta e ora mi tocca pedalare, anche se alla bersagliera.
Dico dovrei, perché l'allegro comune di Vincennes ha pensato di regalare ai suoi cittadini, senza distinzioni di sesso, religione o etnia, un prestigioso concerto in piazza, con banda e musiche di pregevole fattura. Che culo, mi è toccato smettere quando mi sono accorto che cominciavo a scrivere triadi e ritmi alla umpa umpappà. Tanto più che i vicini hanno organizzato una festa per il loro pargolo, e ci sono orde di bocchia nel giardino che urlano come delle bestie.

Quindi prendo quest'occasione di riposo forzato per raccontarvi di un luogo simbolo di Parigi: meglio, del potere incontrollabile che questo luogo malefico esercita sulle menti di noi poveri, ignari coglioni che lo frequentiamo. Quotidianamente. Incessantemente.
La metropolitana, fiore all'occhiello dell'efficienza parigina.

In effetti, per il primo mese tutto va bene: la metro funziona egregiamente, ci si può spostare da un capo all'altro della città in un tempo relativamente breve, le fermate sono ovunque, con le loro candide mattonelle che ricordano un po' un cesso, valà, questo almeno va detto. Un'illusione di libertà e di cosmopolitismo pervade l'inesperto e ignaro viaggiatore, ma non durerà a lungo.
Qualcosa infatti inizia a cambiare: passi dalla Gare du nord o dallo Chatelet in orario di punta, cosa che vi consiglio, e inizi a chiederti perché quei fiumi di gente, di cui tu fai parte, corrano all'impazzata, sciamando come bestie impazzite; in effetti, nonostante abbia un passo piuttosto buono, all'inizio non stavo dietro alla maggior parte della gente, che si precipitava in ogni dove, come se stesse fuggendo da un pericolo. Avranno fretta di tornare a casa, pensavo io. E invece ero ben lontano dalla verità.
L'illusione di arrivare ovunque in poco tempo è infatti solo un'illusione. E una volta che memorizzi le fermate del tuo tragitto, che ormai stai facendo da due settimane dai un'occhiata in più al tempo che passi dentro alla metro e ti fai i tuoi calcoli; scopri, ad esempio, che in media il tuo tragitto dura 40 minuti. Moltiplicalo per due, e fa un'ora e mezza. Moltiplicalo ancora per due, quando devi andare a far judo, e diventa quasi tre ore. In una settimana, scopri che passi 12 ore nella metro. 12 ore. Mezza giornata sacrificata nel ventre della terra.
Poi fai caso al fatto che per tutto questo tempo stai lì dentro, al chiarore della luce elettrica, insieme a persone, che, ti accorgi solo ora, stanno in silenzio, stanchi, annoiati e con lo sguardo assente, i loro Ipod nelle orecchie, specie di spiriti che hanno perso la loro consistenza. Manco fosse un presagio dell'aldilà. Se poi ci pensi bene, ti accorgi che i tuoi compagni di viaggio ti considerano null'altro che un ingombro, un'entità che toglie loro dello spazio prezioso, un ostacolo che gli impedisce di raggiungere l'uscita e la luce del sole (o il chiarore delle nubi, la pioggia, il vento insomma, l'aria aperta, dai, ci capiamo). Il gelo con cui vengono mediamente accolti i vari musicisti di strada e i mendicanti, secondo me, è dovuto al fatto che rendono più reale questa specie di limbo. Oltre al fatto che rompono effettivamente un po' le palle, via.
Fra questi i più divertenti sono quelli che esordiscono con:
"Buongiorno signore e signori, scusate se vi disturbo, ma sono un SDF (senza fissa dimora, un barbone, diremmo noi) e siccome fuori fa freddo e non è proprio una cosa semplice dormire di fuori, senza mangiare, (per me/per me e i miei 5-6-7-8-9 figli/per la mia compagna e me) vi chiederei se avete una moneta o un buono pasto [quest'ultimo lo chiedono in pochi] per aiutarmi"
Inoltre, tutte le vocine che quelli della RATP e della SNCF, le agenzie che si occupano della gestione dei trasporti pubblici, regalano ai loro viaggiatori, diventano delle specie di lame che perforano il cervello, filastrocche che perdono il loro senso per diventare armi psicologiche;
è un tripudio di

Attenzione allo scalino quando scendete dal treno.
Attenti insieme: non lasciate i vostri bagagli incustoditi, mettete sempre delle etichette.
Attenzione, il treno è in direzione dell'Aeroporto De Gaulle terminal 2-Tgv. Servirà tutte le stazioni.
Vi preghiamo di pazientare qualche istante, il marciapiede della prossima stazione è ancora occupato.
e una via crucis quando il sistema automatico dice il nome delle stazioni, una volta in tono ascendente appena prima di arrivare, una in tono perentorio quando si arriva; sarà utile, ma alla lunga diventa un elenco che ti ricorda tutto il tempo che stai perdendo. Ormai mi sogno questa sequenza di notte:

Bérault, Saint-Mandé, Porte de Vincennes, Nation, giù dal treno, dritto, scendi le scale a destra, poi gira a sinistra e ancora a destra, risali delle altre scale, entra nel treno, trova il posto.
Attenzione alla chiusura delle porte. Grazie.

Avron, Alexandre Dumas, Philippe Auguste, Père Lachaise, Ménilmontant, Couronnes, Belleville, Colonel Fabien, Jaurès.

Scendo, scale in giù, e se c'è bello me la faccio a piedi fino al conservatorio, un quarto d'ora, piuttosto di prendermi l'ultimo giro. Ma ogni tanto, quanto diluvia o sono in super ritardo, mi tocca... e allora,

riscendi le scale, gira a sinistra, dritto per un tot, riscendi le scale
Aspetta il treno, sali, con una religiosa attenzione per lo scalino e via verso
Laumière, Ourcq, Porte de Pantin.
Smonta, scale su, gira a destra, scale su, esci alla luce, finalmente e entra in conservatorio, con la netta impressione di avere perduto il tuo equilibrio mentale -questo nella metro non te lo ricordano, dovrebbero invece:

attenti insieme: per la sicurezza del tuo vicino, non prendete la metro per più di due ore a settimana. Altrimenti, per il Prozac, passate dal vostro farmacista di fiducia.

L'angolo delle forze dell'ordine.


Una gustosa novità che non ci entra per un cazzo, ma merita la di voi attenzione: ieri torno dal conservatorio, circa le 4 del pomeriggio, sto fumando la mia cicca arrotolata con cura.
Indosso la solita felpa nera con il cappuccio che avrete imparato ad amare pure voi -la porto sempre, e mi godo il sole e il tabacco.
Alle spalle sento una macchina che accosta, e una voce che mi fa Excusez-moi monsieur.
Bon, qualcuno che ha perso la strada probabilmente, mi giro, ed invece è la polizia. Il tipo, non mi ricordo nemmeno che faccia avesse, mi chiede se quella che fumo è una sigaretta arrotolata.
Vorrei aver avuto la prontezza di avergli risposto Non, c'est un gros petard, on ne se voit pas? Oppure di essermela data a gambe urlando.
Invece da bravo gli porgo la sigaretta, con un sorriso un po' stanco, lui la guarda per bene e accertato che non mi stavo fumando un cannone mi congeda con un merci.
Uau, ora mi sento davvero al sicuro, se non altro al riparo da tutti quei drogati di merda che potrebbero dar fuoco alle vecchine, in preda ad un'allucinazione potente, su per giù alle 4 del pomeriggio.

martedì 5 maggio 2009

L'orchestration selon Sade

Conoscerete tutti il noto adagio, meglio noto come "legge di murphy":
se qualcosa può andare male, allora andrà male.
Io non ci credevo più di tanto, fino a domenica; vi ricorderete che sabato vi ho scritto dall'appartamento di Daniel, pronto e carico per l'esame del giorno dopo. Senonché, per un simpatico scherzo di quel mattacchione del destino, si è sviluppata la seguente concatenazione di eventi; poco importa se la probabilità che la realtà prendesse questa piega era pari a quella di vincere al superenalotto giocando solo 4 numeri: come spiega un altro adagio che mi è caro, quando é l'ora di prenderla nel culo, il vento t'alza la camicia...

Sabato, 23.00
Vado a nanna. non riesco a prendere sonno perché ho fame. Non posso uscire a comprare qualcosa, perché sono senza chiavi, e se esco non rientro più.
23.05
Mangio un po' delle riserve per il giorno dopo, perché ho una fame bestia. Mi accorgo che mi sono dimenticato il pane per i panini. Chissenefrega, tanto ne ho di roba (in realtà due scatole di biscotti e 4 fette di prosciutto...)
23.15
Mi resta una scatola di biscotti.
23.30
Inizia una festa nel palazzo di fronte: techno a palla, e gente che sgozza capretti.

Domenica, 3.30
La festa finisce. Smetto di bestemmiare e mi addormento.
4.45
Mi alzo, l'esame è alle sei. Mangio 3 biscottini, bevo un goccio di tè. Tento di chiudere il divano-letto senza risultati apprezzabili. Con in groppa lo zainone da montagna esco di casa.
5.20
In strada svolto a sinistra seguendo rue Haxo. Avevo controllato la strada la sera prima su GoogleMaps, vedo che a destra c'è una specie di tangenziale che assomiglia al Boulevard Peripherique, dunque sono tranquillo.
5.40
Mi accorgo che sono andato nella direzione opposta, tiro fuori il portatile e in effetti sono andato nella direzione opposta. Inizio a correre.
6.05
Entro in conservatorio un po' affannato. Non c'è anima viva.
Salgo al primo piano, un bidello mi dice sorridendo "ah, ma sei già qui?". Scopro che l'esame inizia alle sei e trenta.
6.35
Entro nell'aula prigione e inizio. Grazie a dio il compito sembra facile, anche se sono 4 pagine di partitura...
Mattina, ora non pervenuta.
Ho finito i biscottini. Ho fame. Sostanzialmente in 24 ore ho mangiato 4 fette di prosciutto e una dozzina di biscotti, un po' pochino per i miei standard. Vabbé, esco e chiedo se posso andare alle macchinette a prendere un tramezzino.
5 minuti dopo.
Impossibile scendere di un piano per tramezzino. Non si parla nemmeno di chieder ai bidelli di fare 20 metri e prendermi un cazzo di panino. "Ci dovevi pensare prima". Non rispondo neanche. Inizio a bestemmiare.
5 minuti dopo.
E checcazzo! mi sono tenuto di straforo il telefonino, chiamo la Clara, o Daniel o la Johanna e mi faccio portare della roba.
Tiro fuori di soppiatto il cellulare. Batteria scarica. Voglia pressante di piangere. Non posso nemmeno fumare.
Dopo un po'.
Esco per far pipì, chiedo l'ora e sono le 14,20. Sono già quasi a metà, ma non ce la faccio più. Rientro, tento di fare una pennica -avevo cuscino e coperta, lo zainone serviva a quello- ma non ci riesco, perché ho lo stomaco che urla, e una voglia di fumare della madonna.
Ancora un altro po'
Decido di giocare il tutto per tutto e mi metto a scrivere note come una mitraglia. Meglio finire il prima possibile e uscire, e mangiare, e fumare.
18,50
Esco e consegno. La fine è orchestrata alla Chopin, penso -interessante quanto poco Bartokiana mistura di flauto arpa e violoncello. Mi dirigo alle macchinette, ho pure la testa che svariona.
Mangio 2 tramezzini alle macchinette. Prendo la mia roba e me ne vado al cinese all'angolo. Ravioli ai gamberetti, insalata di pollo, pollo saltato, perle di cocco. Pago, esco, prendo le sigarette, mi dirigo al Kebabbaro e me ne mangio uno. Sono circa le 19,45...

Stamattina sono passato a prendere le fotocopie della partitura, ben 17 pagine, che fra l'altro dovrò copiare, perché la suonano e la registrano per la commissione... vi farò sapere...

sabato 2 maggio 2009

Ammonizioni e levate all'alba, ovvero la dura vita all'UNSCACNSMDP

Rieccoci al nostro consueto appuntamento, tornato per questa sera al diciannovesimo:
In effetti sono a casa di un amico che mi presta l'appartamento per questa sera, visto che domani mattina ho un simpatico esame alle 6. Avete letto bene, alle 6 (sei) di mattina. Fino alle 11 di sera...
Quindi, dopo aver ringraziato il gentile Daniel per l'ospitalitá, visto che siamo in tema, eccovi un breve resoconto delle altre diavolerie che ha prodotto il UNSCACNSMDP (uno santo cattolico apostolico consevatorio blablabla)

Il cartellino giallo.
Ebbene sí, ho preso l'ammonizione. In effetti, il nostro caro istituto non tollera che i suoi pargoli saltino le lezioni. Dopo 9 assenze ingiustificate (naturalmente, come si potrebbe giustificare una simile mancanza di rispetto, saltare una lezione all'UNSCACNSMDP!!!) segue l'espulsione definitiva.
In caso proprio non si possa farne a meno, bisogna (in teoria) giustificare l'assenza due settimane prima.

E allora come si spiega che i miei colleghi giapponesi e colombiani che arrivano (se arrivano) a lezione con un'ora e quaranta di ritardo, ostentando caffé e briosche, non siano giá stati sbattuti fuori a calci?

Perché evidentemente i prof sono piú intelligenti delle leggi e non sempre, pare, mettono le assenze. Apparte che per sbaglio non le segnino (caso della prof di francese, e io non capivo perché si scusasse tanto, a Dicembre...), o che si tratti di corsi collettiv-trasversal-universali, e non si debba firmare il classico foglio presenze...

Quindi con un'assenza di francese e due di "Aspetti pratici del mestiere del musicista", corsi fondamentali per la mia educazione compositoriale, come immaginerete, mi sono beccato il cartellino giallo! Evviva!

L'appuntamento con l'altra storiella prossimamente, ché ora vado a nanna che domattina mi sveglio presto...

mercoledì 22 aprile 2009

Breakfast to Hell

Si parlava di nuore, di colleghi colocatari e della propensione borghese della nostra amica Ade.
Per prendere ben tre piccioni con una fava, vi racconto, senza pretesa di completezza, un paio di simpatiche cene/pranzi/merende che si sono svolte nella mia prestigiosa magione.
In realtà per adesso solo una, via, basterà...

Prima di cominciare però, due chiarimenti: il collega indiano vive qua da circa 15 anni (più più che meno), quindi conosce bene la nostra amica, inoltre è sveglio e anche piuttosto simpatico. Quando avevo scoperto che abitava nel seminterrato -tipo al secondo giorno- ero rimasto sorpreso: ora però mi dico che è un genio.
La porta per la cantina, in effetti è a nemmeno due metri rispetto alla porta di ingresso, il che permette sortite-entrate da ninja. Il lungo addestramento l'ha infatti reso un maestro dell'evasione, un signore del passo felpato, un virtuoso della sgusciata.

La nuora invece è arrivata da un 10 giorni, viene dall'india del sud -l'altro da nord, come dire la differenza tra un tedesco e un portoghese- vive in Canada, canta musica tradizionale, ha una casa a ovest di parigi e poi boh... boh perché la tipa è un po' strana, vedrete poi...

Allora, ieri scendo verso le una di pomeriggio pronto per andare a fare la spesa, e becco la nuora con un giovin signore a chiaccherare in giardino. Me lo presenta, è un simpatico ex colocatario della signora. Scambiamo due parole, poi me ne vado con la scusa della spesa.
Torno, la cucina in fermento, il tipo si ferma a pranzo anche se ha già mangiato, ci mettiamo in sala da pranzo, io preparo un po' di pasta -che mangerò da solo, perché gli altri la snobbano- e comincia uno dei riti più tipici del pasto francese: la conversazione.

Embé, direte voi, pure da noi si chiacchera.
Estopardipalle, risponderò io: da noi si chiacchera, qui invece si conversa.

Viene fuori che il tipo, sui 35 anni, frequenta una scuola per prepararsi all'università, studia Tamul (lingua indiana) e sta per attaccare con il cinese. Si lamenta di quanto sia difficile, di come lavori sodo e patapim e patapum.
Il nostro amico, vegetariano-quasi-vegano come d'altronde la nuora -che però non si è risparmiata a fregarmi il parmigiano e il mio delizioso camambert d'ivry, mi sembrava di essere tornato dal Vale, se non perché lei hai poi confessato il delitto- insomma vegetariano-quasi-vegano perché il formaggio ogni tanto lo mangia, ma solo quando il suo corpo gli da il permesso, mi dice di essere, appunto vegetariano.
Io rispondo, no, io no, più che altro perché odio gli animali.
Segue risata, e mi fa, sagace, d'altronde se ti piace mangiare dei cadaveri...
Io, aspettandomi già una risposta del genere rispondo, ben attento a sfoderare un sorriso con tanto di canini in mostra, ma su, dai, capisco che odio gli animali, ma non al punto di mangiarli vivi, mi sembra un'inutile crudeltà. E poi, sai, sono di fatto necrofilo anche in ben altre situazioni.
Risegue risata, tranne da parte della nuora.

La conversazione si dirige poi implacabile sulle lingue asiatiche, interessantissimo, finché, non salta fuori che il tamul assomiglia come grammatica al giapponese.
Strano dico io...
Non finisco, perché la nuora, fino ad allora tranquilla, rizza I peli e dice disgustata: io odio I giapponesi. Quelli non sono un popolo, una civiltà. Non riesco a sopportarli, sono degli assassini, quei poveri cetacei, li massacrano solo per il gusto di, e anche I delfini, 'sti malefici...
I nostri sforzi di alleggerire la cosa (miei e del tipo, cose anche carine tipo “eh, sai quanto sushi si fa da una balena” o “vabbé, se avessi visto I film del delfino Flipper, la cosa non ti sembrerebbe poi tanto crudele”) non sortiscono alcun effetto, e la donna, in preda al sacro furore, continua.

Bon, poi per cambiare il discorso, si passa alla “melodia” di ogni lingua, che la nuora sostiene di sentire ma non così tanto, finché il tipo se ne esce con: ma voi cosa pensate del rapporto fra le emozioni e la musica? E perché alcune cose sono considerate capolavori, tipo Mozart, e invece tanta musica d'oggi ci ha le dissonanze e fa cagare?

Alé, io lo maledico mentalmente, e aspetto che la spada di Damocle mi arrivi sulla capa. Cosa che puntualmente accade, me la cavo alla spiccia con le solite cose trite, tipo “alla fine basta solo ascoltare”, al quale la Ade mi ribatte “eh, ma le orecchie sono tutte uguali”, e io taglio con un “anche le bocche, signora, ma mica ci sono 6 miliardi di persone che parlano la stessa lingua. ecc. Ecc.

Nel frattempo una porta si apre e come un soffio di vento passa il collega indiano. Il tipo, conoscendolo, salta dalla sedia e lo placca in corridoio, con il collega che fa di tutto per liberarsi -no, dai devo uscire. E esce, fra la delusione del quasi-vegano.

Conclude il simpatico pranzo, giusto prima del dessert, un “ma come si fa a dire che oggi c'è una cultura se tutti si vogliono male e non hanno rispetto per l'ambiente? Non è mica cultura questa” a cui risponde un “vabbé ma volevate vivere nelle caverne, è la tecnologia che fa andare avanti il mondo, la voglia di superare I limiti” alché io mi alzo, tiro uno squassante peto (avrei voluto, davvero), saluto e scappo in camera con una scusa qualsiasi.

Cosa meravigliosa a credersi, il collega è in cucina che mangia un panino di nascosto, sarà tipo entrato dalla finestra... solo che per colpa mia si fa beccare, la Ade subito l'invita al dessert, un po' incazzata perché non è venuto a conversare con noi, il bastardo, alché lui nicchia, poi arriva il tipo a darle man forte, lui rinicchia, poi tira una polvere magica e si dilegua, lasciando un ceppo di legno con I suoi vestiti addosso.
Un mito.

Il pranzo è durato circa un'ora e mezza. Abbondante. Calcolate che io inizio a saltellare sulla sedia, insofferente, dopo 30 minuti -controllate lo stato delle sedie di casa, se non ci credete.
E ancor peggio, il riassunto della nostra conversazione non ha tenuto conto di cose di altissimo livello, come I prof del tipo, l'influenza del latte sullo sviluppo articolare, quel miracolo della linea 14 che è interamente automatizzata.

Incredibile come qui si discuta voracemente di qualsiasi cazzata, ma con una serietà e un entusiasmo degni di un cartello di premi nobel. No, dico, ho sentito conversazioni argutissime sulle tubature, o sull'aria della metro o sul fatto che alla fine il judo lo hanno inventato I giapponesi, ma alla fine in francia è più evoluto (questo argomento, bellissimo, meriterebbe un post a parte). Nulla di male, solo che io mentre mangio vorrei solo mangiare, sparare un paio di cazzate per la compagnia, e poi levarmi dai piedi a fare I cazzacci miei. Nulla di personale, naturalmente.

Quindi, prendete nota per quando torno, se mangiamo insieme mi basterà sapere come state, se trombate molto o poco, con chi e come. Anche se avete fatto balle incredibili. Al limite ditemi anche chi è morto, o parlatemi della sciatica della signora del quinto piano, non me ne frega niente. Ma per favore, nulla che contenga alcunché di più elevato del concetto di “polenta e scopeton”. Grazie

lunedì 20 aprile 2009

Mnemosyne, o di farmacisti e di soffritti

Ancorché sia una simpatica e cara vecchina, la nostra cara amica Ade soffre di un paio di cosucce che potrebbero minare la sua, diciamo, adamantina reputazione: più o meno come il protagonista di Memento, soffre di amnesie improvvise e continue; e inoltre, più o meno come il protagonista di Cuore di de Amicis, per l'appunto il piccolo Cuore, è una signora-borghese-vecchio-regime.
Per carità, il salto rispetto al Vale è stato notevole, ma pure un salto dalla finestra lo sarebbe stato, via...

Ma andiamo per ordine, con alcuni ghiotti esempi delle situazioni con le quali il vostro si è trovato alle prese; per adesso limitandoci alla parte Memento:

Marzo, metà circa.

So che sembra impossibile, ma anch'io sudo e sporco i vestiti. Quindi ogni tanto li lavo.
Trovando che fosse giunto il momento sacro della lavatrice, scendo le scale con il mio bel borsone in mano.
Incrocio la Ade che esce dalla cucina, mi guarda, sorride e mi saluta. Notate che ci eravamo visti un 4-5 ore prima. Io sorrido e le dico gioviale “eh, son sempre dietro a fare il bravo casalingo”. Lei, “ah, ma lei abita qui”.
Superata la leggera sorpresa, trattenuta la risata isterica, le rispondo: ma sì signora, da due mesi e mezzo circa...
Quindi, già rassegnato, metto giù il mio bel borsone e inizio a spiegarle quello che dovrebbe già sapere, giusto per evitare che lei chiami i pulotti e mi ingabbino.

Aprile, domenica 5

Siccome volevo stare calmo a scrivere il mio malefico pezzo, decido di non andare a judo e di stare buono a casa, a fare il bravo bambin-compositore per la gioia del Gerva.
Mi alzo (tardino comunque), scendo, non faccio tempo a pucciare il biscotto che suona il campanello. È il medico, chiamato dalla Ade che sta poco bene.

Si verrà a sapere poi, la Ade aveva già chiamato altri 2 medici durante la settimana, giustamente quando non c'ero io; i bravi dottori le avevano diagnosticato entrambi una leggera bronchite -e dato due cure diverse, vabbé, dai, mica è una scienza esatta...
Questo terzo, giustamente all'oscuro e evidentemente con una spiccata personalità, ne prescrive una terza, differente.

La Ade mica si ricorda di un cazzo, naturalmente. Quindi, dopo aver parlato io con il medico che mi spiega cosa fare e non fare, la buona nonnina mi chiama e mi dice “eh, no mi risponde al telefono nessuno, come faccio con le medicine, vabbé le prenderò domani, oggi è domenica vero?”. E io che son mona, rispondo “ma no, non si preoccupi, vado a prendergliele io”. Lei nicchia poi accetta.

Cerca su internet la farmacia di guardia, nemmeno troppo distante, prendi la ricetta e incamminati. Ormai sono le due e mezza, ho duecento euro datimi da lei in saccoccia (si sa mai che non siano care, le mie proteste non servono) e la farmacia riapre dopo la pausa pranzo. Mi accoglie un farmacista brizzolato, elegante in un modo assurdo, io mi guardo intorno, magari sono entrato dal gioielliere o dall'intagliatore di ossa di bambino e invece no, farmacia; non mi spiego perché invece di un tipo in camice ci sia un distintissimo signore in giacca e papillon, con il suo giovane assistente in completo blu, gemelli e cravatta regimental.
Poco male, gli do la ricetta, lui la scruta come un archeologo davanti alla tomba di un re egiziano. Quindi mi cerca le medicine e alla fine, con aria condiscendente, mi fa:
-ha la carta vitale della signora?
-non so neanche cosa sia, temo di no, dico ironicamente io, trattenendo una bestemmiuccia per il presagio di quello che mi aspetta.
-tanto peggio, costeranno più care.
-com'è fatta una carta vitale, chiedo io, mentre il sorriso che mi sforzo di tenere diventa un ghigno malefico...
-mah, come un bancomat più o meno, verde, col chip e così e cosà.
-benissimo, allora mi metta da parte le cose, cortesemente, e vado a cercare la carta vitale.

Una volta in strada, le bestemmie trovano finalmente la loro via di uscita; mi immagino con un lanciafiamme a incendiare la farmacia del tipo, ridendo di gusto e infilandogli nel culo il suo papillon ridicolo, per poi somministrargli gocce 10 di Guttalax per via orale, 5 volte al secondo, prima dopo e durante i pasti, fino a farlo esplodere. Poi penso che sia più giusto continuare a prendermela con il buon dio e giusto mentre sto per iniziare con i Troni e le Dominazioni giungo a casa.

Bon, facendola breve, figuriamoci se la Ade ha un'idea di:
a) cosa sia una carta vitale
b) dove si trovi una cosa che si chiama carta vitale

Cerca che ti ricerca, sporcona che ti sporcona, finalmente arriva il mio collega indiano, che sa dov'è la carta; in realtà nel posto più ovvio del mondo, i sacchetti delle medicine.

Torno in farmacia, il tipo con il papillon è ancora lì, diventa gentile, mi dà le medicine e mi spiega che altrimenti avrei dovuto pagare 50 euro in più. Io un po' mi sento in colpa di aver pensato di farlo esplodere con la sua merda. Pago i 4 euro e 80 (!!!) e torno a casa.

Una volta rientrato, il collega indiano mi spiega la storia degli altri due medici e delle altre due ricette che giacevano in soggiorno,candide e intonse, e io risporcono, perché questo gioviale balletto medicale mi ha fatto perdere un cinque sei ore circa...

L'ultimissima, velocemente,

Sabato 11 Aprile


Sapendo che vengono i miei, la Ade è tutta in fermento: li vuole conoscere e mi lascia pure le lettere in camera per dirmi che li vuole incontrare a cena (chiamandomi per altro Mon cher Guillaume...). Io ne sono commosso, quindi decidiamo per venerdì, senonché venerdì mattina lei se ne è dimenticata, sta male, non vuole vedere nessuno quindi spostiamo al giorno dopo.

Il fatidico Sabato, io sono fuori la mattina con i miei, e d'accordo con il collega indiano di tornare il pomeriggio per organizzare la cena. Torno, in cucina c'è un mega carretto carico di roba da mangiare, salgo, parlo con la signora, la riassicuro che non c'è problema, la cena la preparo io (cosa sulla quale avevamo già parlato per circa una settimana); lei mi fa, grazie al cielo, sono stanca, sono stata a fare la spesa, non sono abituata ecc. ecc. E io, non si preoccupi, si riposi e ci penso io. Intanto penso di fare una pennica pure io.

Due ore dopo mi alzo, mi faccio la doccia -lei tenta di entrare ma io la blocco con un poderoso urlo da collegiale spaurita, mi asciugo, scendo in cucina. Sono le sei passate, i miei arrivano alle sette e mezza. Inizio a fare un soffritto, sto sbucciando le cipolle, quando arriva la Ade.
-Buongiorno
-Buongiorno!
-Le do fastidio se mi siedo qui
-Ma si figuri, anzi.

Segue qualche secondo di silenzio, perché io sto attento alle mie cipolle

-Ah, ma lei abita qui?

Segue qualche secondo di silenzio.
No, non adesso, cazzo...

-Sì signora, da tre mesi ormai...

Metto giù il coltello, perché non pensi che voglia tagliarle la gola, e via a spiegarle di nuovo chi sono, da dove vengo e dove andrò. A fare in culo, probabilmente...

Ricapitolazioni
















Spero che nessuno di voi mi abbia dato per disperso; soprattutto spero che non vi siate già messi in contatto con la farnesina, mi dispiacerebbe dare un dispiacere alla signora del centralino, che chiamo spesso quando mi sento solo.

In ogni caso, in questi due mesi di assenza sono successe cose miracolose e di degna ricordanza, ma di fatto il tempo è passato in un modo piuttosto strano, non so se troppo veloce o troppo piatto o troppo e basta. I bilanci sull'erosione mentale che può provocare la villa lumiera li lascerò per l'ultimo post prima del rimpatrio.

Notizia fresca, mi sono tagliato i capelli: bellissimo, ho trovato un barbiere arabo che me li ha fatti per otto euro, contro i sedici (minimo minimo) di un parrucchiere franco-metropolitano. Fuochi d'artificio al primo scambio di battute:
-Come li vuole i capelli, signore?
-Come lei, grazie.

Tanto per fare un riassunto, più per me che per voi eccovi il sommario delle incredibili avventure, degli innominabili argomenti e delle inenarrabili fatti che leggerete prossimamente:

La Ade e i suoi simpaticissimi vuoti di memoria
Il mio coinquilino, o dell'arte della sparizione
La nostra new entry, la nuora della ade
La nostra loss entry, il Maestro Ghisi
Il metro-tour
La metro e basta
La permanenza dei miei, oltre a quella dell'Ale pianoforte
La capata della mia amica Erasmus, o diario del provetto bobò
Il cartellino giallo del conservatorio
La simpatica avventura burocratica delle miniature
La mia cintura verde a judo
La cortesia ondivaga del bottegaro francese medio, e una rassegna dei simpatici prezzi di Vincennes
Il buà di vansen

Se poi mi viene in mente qualcos'altro non mancherò di farvelo sapere.

domenica 8 marzo 2009

L'angolo del vocabolario II

Vabbé, ormai non mi scuso neanche più per il ritardo o per l'assenza, anche se la frase che precede questa potrebbe essere presa per una scusa.

Comunque, tanto per rompere il ghiaccio, direi di proseguire il nostro tour nella lingua d'oltralpe iniziato qualche mese fa.
Come avrete naturalmente notato "évirer" è un verbo che non esiste: infatti si usa "virer" -e vi rimando al vecchio post per il controllo. Naturalmente avevo sbagliato a scrivere per vedere se eravate attenti (e il M° Ghisi lo era).

Merde: modo volgare per indicare un escremento, anche utilizzato come intercalare stizzito (come il nostro "eccheccazzo", sovente sostituito da "putaine". Traduce di fatto anche il nostro "in bocca al lupo", solo con una piccola avvertenza: va contestualizzato. Ovvero, se andate da due giovani judoka che avranno l'esame di cintura nera fra due giorni e gli dite semplicemente "merde" con pacca sulla spalla, non stupitevi che poi vi guardino male: avreste dovuto dire "ah, pour samedi... beaucoup de merde..."
Ras le bol: "ne ho fin sopra i capelli"... ma siccome si tende a dirlo piuttosto veloce -vedi anche sotto- suona ralbol, che io avevo interpretato come ral ball o RAL ball, tipo un nuovo gioco appena importato dagli stati uniti
à plat ventre: supino. Per lo stesso motivo di cui sopra, suona all'incirca come "app lavan", che io avevo tradotto mentalmente come "up la vente"... tipo "su la vendita"... e non capivo perché un signore in kimono mi chiedesse di tirar su la vendita...

Qui di sotto un simpaticissimo video con le lezioni di francese ai miei amici Emanuela e Francesco che sono venuti a trovarmi nella villa lumiera.

Colazione: Après-midi
Espresso: modo gentile di chiedere se si vuole pagare in contanti o in carta



e mi raccomando, vi spiegherò l'arcano senso di queste traduzioni alla prossima puntata...

domenica 15 febbraio 2009

Capitolo VI.2. 30, cours Marigny, 94300

Rieccoci finalmente al nostro ormai desueto spazio. Il problema è che nella mia nuova casetta mi sono talmente ben adattato da trascurare il mio sacro compito verso questo blog.
In effetti sono ormai due settimane precise che sto in quel di Vincennes, e devo dire che il salto di qualità è stato davvero notevole.
Intanto la casa: antica, due piani, giardinetto privato, soffitti alti tre metri e mezzo, cameretta mia che sarà una ventina di metri quadrati, con anche un simpatico rubinetto (per il quale ho già escogitato soluzioni creative) e un allegro balconcino per fumare.
E poi i nuovi colocatari: la padrona di casa, la signora Adelina, che si è rivelata una specie di nonna sostituta, 86 anni, ex prof di letteratura, e Uttam, sulla quarantina, che fa il traduttore.
Pensate, la prima sera, appena arrivato, arriva l'Adelina e mi fa, hai mangiato? e io rispondo di no, allora lei, vabbé non ho tanta roba, e io, beh, non importa. Torna una mezzoretta dopo, e mi dice, quando vuoi è pronto. Io, abituato alla squisita ospitalità del Vale, ho fatto due occhi tanti e me ne sono andato giù. E via a cenare e a chiaccherare amabilmente (incredibile, ogni tanto parlavo anch'io, non c'ero più abituato, almeno fra le mura domestiche).
Il giorno dopo mi alzo, e ho pure trovato la tavola imbandita per la colazione. Un amore di donna.
Anche il mio socio affittuale, che vive in una misteriosa stanza nel seminterrato, è stato molto gentile: mi ha mollato internet a gratis, rifiutando le mie (sempre meno) insistenti offerte di compenso.
Insomma, tutto incredibilmente bene...

Unico neo, la relativa distanza dal conservatorio, un po' più di una mezzora in metro, che però ha il risvolto di avermi dotato di "Pass Navigo Découverte", lo chicchissimo abbonamento mensile; con la qual cosa, ho pure scoperto il magnifico e inquieto mondo della metro parigina, al quale dedicherò un post prossimamente.
Molto prossimamente, in realtà, perché ora sono in vacanza -sì qui ci regalano due settimane di vacanza in Febbraio e in Aprile!!!
Alla facciaccia vostra.

mercoledì 4 febbraio 2009

Capitolo VI.1. Altre vendette divine, e cinema in 3D

Infine eccomi nella mia nuova, prestigiosa dimora. Perfino Nicoletta Paciaroni potrebbe invidiarmi... Ma prima di scendere nei dettagli, due parole sul bellissimo trasloco e naturalmente su un personaggio che lascerà le pagine di questo blog, il vostro e il mio adorato Vale.
Che una volta tanto è stato un signore: nel senso che mi ha perfino restituito 90 euro -per la parte di mese in cui non ci sarei stato- non si è messo a piangere la sera prima dell'addio, non ha insomma fatto nulla. Magnifico.
Stasera mi aveva pure invitato, come ricorderete, alla Géode, il magnifico e massonico sferone che sta sul retro della cité des sciences e che ha il suo interno ha un morbido cuore di cinema.

Mi presento alla mia ex casa, con i rituali pantaloni di vigogna (e naturalmente bello come il sole) alle 18,30, su pressante insistenza del Vale: ok, il cine è alle 19,30 ma se non arriviamo presto prendiamo dei posti di merda e siccome è tridimensionale, girato con un mega-grandangolo eccetera se prendiamo i posti di lato si vede da schifo, eccheccazzo, no bisogna arrivare prima se no perdiamo i posti, dal momento che il grandangolo si gusta solo al centro, non parliamo del 3D. Eccetera.
Comunque, partiamo, si chiacchera del più e del meno (io del meno, visto che non gli potevo raccontare di Vincennes, non so se vi avevo detto che come scusa avevo usato quella della stanza libera in conservatorio), il povero mi dice che non ha ancora trovato il rimpiazzo, poi mi spiega dov'è la Géode e altre cose che so già.
Arriviamo nei pressi, non si ricorda dove sono le scale che scendono, bon, poco male, le cerchiamo; io, preso dal mio spirito montagnaro, batto un sentierino giusto di fianco ad un declivio, lui mi segue.
Improvvisamente, sento un urlo umano, mi giro, c'è il Vale lungo disteso sul declivio, evidentemente panicato. Torno indietro mentre lui si dibatte nel fango (e parla concitato), si siede, ma poi ricade essendoci una fanga incredibile. Gli do la mano, lui la prende, ma niente da fare, e scivola un po' più in giù. Altre urla.
Infine, lo prendo da sotto le ascelle per tirarlo su, il genio si punta sui talloni e fa ponte (i talloni, la parte notoriamente più stabile del piede); continua a dibattersi mentre sto cercando di issarlo e naturalmente tira giù anche me. Il secondo tentativo riesce meglio e mi ritrovo con un Vale con il fiatone, ma sano e salvo, tutto eroticamente cosparso di fango.
Un po' clochard, ma senz'altro molto radical-chic.
Bon, ci incamminiamo finalmente verso la scala (il mio caro coloc dirà poi che pensava che il declivio fosse una scala, c'era in effetti buio), entriamo nella sferona e iniziamo a fare la fila -siamo fra i primi.
Già non avevamo da dirci molto prima, dopo la disavventura ancora meno.
Il vale mi fa "vado a fumarmi una sigaretta" e gli rispondo che ok, gli faccio compagnia, lui è fra il sorpreso e il frastornato, usciamo e inizia a dirmi che bisogna arrivare prima se no perdiamo i posti, dal momento che il grandangolo si gusta solo al centro, non parliamo del 3D. Eccetera.
Perfetto, torno dentro a fare la fila.
Arriva gente, arrivano le 19,30 ma non c'è nessuno che ci fa entrare in sala. Il Vale si mostra giustamente indignato, sempre più incazzato tipo "odio la gente che non è puntuale, cosa ci vuole a fare andare un film, è incredibile", le classiche cose che dice la gente che non ha un cazzo da fare. Comunque un po' di ragione ce l'ha, perché entriamo solo una mezzoretta dopo.
Appena vede arrivare le due maschere, l'amico Vale sembra essere come un maturando il primo giorno di esami, con la foia di prendersi il posto in ultima fila: romba, scalpita e mi dice "vai, tu che hai le gmabe lunghe, vola e vai a prendere i posti al centro dal momento che il grandangolo si gusta solo al centro, non parliamo del 3D.
Come no, tanto siamo sesti nella fila, mica ci saranno problemi.
Saliamo le scale mobili, e ogni passo che ci avvicina alla sala vede crescere l'adrenalina del mio amico, finché, una volta entrati, il suo viso è ridotto ad una maschera lasciva, contorto nella voluttà del posto al centro: in effetti inizia ad urlare "prendi il posto sotto la macchina, no sopra, no sotto, no quello", io non capisco una sega di che posto vuole, "vai a sinistra, verso il centro", io eseguo "no sopra no sotto", sto proseguendo, "quello", sto per muovere un piede in avanti e lui "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! QQQUUUUUEEEEEEEEELLLLLLLO! LIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!".
Mi giro, e piuttosto incazzato gli faccio "beh, non è che importi tantissimo" e lui "no, ché i posti al centro sono conditio sine qua non è impossibile gustare del grandangolo. non parliamo del 3D"
Poi abbiamo visto i film in programma.
Carini.
Ergo l'ho invitato a cena.
Lui ha rifiutato.
Peccato.
Comunque ci terremo in contatto. Senz'altro. Potete metterci la mano sul fuoco.

martedì 27 gennaio 2009

Capitolo V. 2. l'ottimismo è il profumo della vita

A pochi giorni dal trasloco, in 7 quai de l'Oise e dintorni sono successe cose incredibili.
Spesso funziona così, le cose iniziano a girare quando finiscono -nota legge fisica, di cui più o meno tutti hanno fatto esperienza.
Tanto che il Vale, una volta tanto senza eccezione, è diventato gentilissimo, arrivando perfino al punto di ricomprarmi di sua sponte i biscottini che mi aveva fatto fuori ieri notte -e, cosa inaudita, chiedendomi pure scusa; mi ha pure invitato al cinema in 3D alla Géode, per il quale aveva due biglietti; e, cosa addirittura impensabile qualche mese fa, abbiamo avuto una normale discussione, nel senso che mi ascoltava mentre parlavo. Sono rimasto basito.

Avrei dovuto aspettarmelo, dal momento che mi aveva già mandato una mail quando ero tornato in Italia per i concerti, lettera che vi riporto qui sotto:

Giovanni,
Je n'ai plus aucune nouvelle de vous, depuis vendredi dernier;
rassurez-moi : tout va bien?
J'attends votre réponse au plus vite
A bientôt
Valentin
Non pensate male di me: io l'avevo avvertito un cinque-sei volte, solo che si è scoperto in seguito che il Vale pensava che io avessi i concerti a Parigi, non a Milano; e dal momento che non mi aveva visto per 6 giorni, si era un attimo preoccupato...

Altra cosa inaspettata, Hansel mi ha ridato i soldi dell'agenzia; in più ho scoperto che lui vive a Vincennes, giusto dove sarò io... quando si dice quant'è piccolo il mondo...

Insomma, mi sento come il vecchiaccio malefico che diceva che "l'ottimismo è il profumo della vita" -prima che gli venisse una gonorrea fulminante; e l'ottimismo a Parigi mica è una cosa da poco!
Buona vita a tutti...

domenica 25 gennaio 2009

Capitolo V. Il prossimo anno verrò in roulotte.

Già, il prossimo anno verrò in roulotte, o adrò a vivere in un bateau-mouche, visto che trovar casa qui è più o meno come rotolare un masso su per una montagna -ma senza gli effetti benefici per cosce e polpacci e senza diventare famosi come Sisifo.
Andiamo per ordine.
Come avevo già scritto, ormai stanco del Vale, avevo iniziato a guardarmi intorno, rivolgendomi all'ormai mitico Appartager.com; se a Settembre avevo avuto una fortuna sfacciata (ok, ero capitato dal Vale, però..) trovando casa in giorni 3 (tre), a Gennaio l'impresa si è rivelata impossibile; mandando una trentina di mail mi hanno risposto in due:

il primo, mi fa visitare un appartamento di circa 35 metri quadri, composto da corridoietto (ci sono passato di sbieco perché se no rimanevo incastrato), cucina-soggiorno abitata da altri due disgraziati, camera -che sarebbe stata la mia camera- separata da una tendina, bagno su cui non voglio dilungarmi troppo. Il tutto per 480 euro. Ringrazio e ci sentiamo...
il secondo, figo, giusto di fianco al Pompidou, 480 euro per studenti bollette comprese; telefono il sabato per visitare alle 5 del giorno dopo. Arrivo bello, puntuale, sciarmante, con cappotto, sciarpetta da figadino, pantaloni di vigogna, telefono per farmi aprire.... e la signora, che per covenzione chiameremo "signora Troia" -no, non è la stessa della farmacia- mi dice: "ah, l'ho già affittato a mezzogiorno". Io silenzio, poi protesto un "ma mi poteva almeno avvertire", lei risponde che, desolata, non avevo il numero, e io ma come? ma ti ho telefonato sul cellulare, Signora Troia, poi lascio stare e mi incammino mogio.

Intanto prendo contatto con un mio collega, che per convenzione chiameremo Hansel, che con la sua compagna Gretel cercava un nuovo appartamento, dato che la Strega Cattiva avrebbe mangiato la sua casetta, evidentemente di marzapane, proprio a Febbraio. Eravamo d'accordo, all'incirca da Dicembre di cercare qualcosa insieme; io gli avevo mandato un po' di mail, tutto a posto ecc ecc. Notate, avevo insistito sul fatto che "dal 31 gennaio io sarei stato sulla strada".
Orbene, trovo un appartamento 3 camere per 1200 euro -un cazzo, qui a parigi.
Subito lo chiamo, il telefono è spento -si scoprirà poi che glielo avevano rubato.
Mando una mail velocissima, lui mi risponde il giorno dopo, io bestemmio, ma penso che alla fine non è colpa sua, decidiamo di andare insieme all'agenzia.
Il giorno concordato, lui sta male quindi ci vado io:
questa famosa agenzia è in effetti un intermediario che ci fornisce delle offerte quotidianamente: onorario, visto che siamo studenti 150 euro. Però abbiamo bisogno di garanzie, provenienti da gente che ha lavoro sul territorio francese -garanzie innumerevoli, buste paga, contratto, estratto conto, gruppo sanguigno, lavori dei parenti fino alla settima generazione;
faccio velocemente una lista mentale: posso chiedere, di fatto, solo al Gerva (il mio amico e prof di composizione) e alla prof di francese; se mi va male a qualcuno di judo...
Riparte il turbine di mail -fra l'altro quest'agenzia mi fornisce un altro 3 pezzi a 900 euro; il Gerva mi da l'ok a strettissimo giro; il giorno dopo invece finalmente Hansel mi risponde, e finalmente, con tutte le patenti e le bolle pontificie, decidiamo di fare il grande passo;
andiamo quindi insieme, scioccamente pago io i 150 euro -lui li mette sul tavolo, ma io dico, ma no, me li dai dopo, usciamo felici e subito chiamo l'omino dell'appartamento. Già affittato. Bestemmia.
Accendiamo una sigaretta. Hansel mi guarda e mi fa: ma quando hai detto che ti serve l'appartamento. Io sussulto. A Febbraio, Hansel, come ti avevo già detto... Ma all'inizio o alla fine? Sai, perché io e Gretel abbiamo il contratto fino a FINE febbraio.
Io silenziosamente tiro una marea di bestemmie, angeli si schiantano tutt'intorno a noi, come in un bombardamento al napalm.
"Ma non puoi andarci intanto tu, da solo", sentenzia Hansel, certo, dico io, ma non ho voglia di pagare 1200 euro da solo, se me li mettete voi.. ma no, risponde lui, magari troviamo una soluzione, qualcuno viene al posto notro pim pum pam bla bla bla ciuf ciuf ciuf.
Ok, stiamo d'accordo che per il giorno dopo mi fa sapere qualcosa sulla sua disponibilità.
L'indomani naturalmente mi ripete le stesse cose -e non mi sgancia la sua parte di 150 euro.

Perfetto.

Grazie agli dei, vado a visitare il cugino del papà di un mio amico -grazie Gianlu- al quale dovevo portare delle bottiglie. Si scopre che questo signore, che vive da quasi 60 anni a parigi e ha fatto l'architetto, ha un sacco di contatti; si prende il mio numero e due giorni dopo salta fuori una camera a Vincennes, in una casa grandissima con giardinetto, 400 euro.
Mi accascio e comincio a piangere di gioia.
Il giorno dopo sono nella ridente cittadina, appena fuori dalla villa lumiera, incontro una simpatica signora che mi scorta dalla proprietaria della casa, una venerabile vecchina di 90 anni, ex prof di filosofia della Sorbona. La stanza è effettivamente grande, tipo cameretta mia a Verona, con tanto di lavabo privato, la casa è effettivamente bella, il giardino c'è davvero, le spese sono comprese. C'è anche un gioviale signore di 40 anni che affitta l'altra camera.
Bon, presa.

Dalla qual cosa vorrei trarre alcune brevi conclusioni:
- Hansel e Gretel devono affogare nel cioccolato fuso.
- Alla fine di questi due anni a Parigi diventerò gerontofilo.
- Il malumore che proverbialmente (e un po' ingiustamente, via) viene attribuito ai francesi è probabilmente dovuto alla pressione psicologica da sopportare quando si cerca casa.

martedì 20 gennaio 2009

l'angolo del curriculum


Rieccoci, effervescenti come una mentos nella coca light, al nostro spazio; prima di raccontarvi delle mie ultime avventure palazzinare, della mia lanzichenecca calata a Milano e di altre dilettevoli situazioni meritevoli di degna ricordanza, vorrei lanciare un appello:
Interniamo le persone che scrivono curriculum più lunghi di mezza facciata; tollero anche i 3/4, una facciata intera mi sembra già troppo; soprattutto, interniamo i personaggi che distruggono l'amazzonia per scrivere grasse cazzate, tipo quelle che seguono. A volte ancora meglio -non posso citare la fonte per problemi morali; ho letto un curriculum il cui proprietario aveva ricordato che

"Domenica 31 agosto 2008 ha cantato da solista alcune canzoni di musica leggera italiana alla serata conclusiva dei Campionati Nazionali Giovanili di palla tamburello a Cavalcaselle di Castelnuovo del Garda (VR)" [sic].


Quindi -ovviamente ho detto tutto questo per pura invidia- sfodero il mio curriculum, che si ferma al momento all'età di sedici anni. Un ringraziamento particolare al M° Ghisi, noto sodomita, per l'aiuto nella stesura.

Superati con lode gli esami dell'asilo nido, viene ammesso alla prestigiosa Scuola Primaria di Primo Grado "Gianni Rodari" di via Cipolla, unico della sua annata a riuscire a fare i palloncini con la Big Babol

il 7 marzo 1987 la M° Marta Scippolo gli conferisce, unico nella giornata, un bravissimo +++, che gli consente di accedere alla ricreazione con 10 minuti di anticipo; attivo altresì come atleta, si distingue nel campionato di nascondino del suo condominio, riuscendo a "farla per tutti" per ben 3 volte di fila nel corso di una sessione di allenamento il 23 Marzo 1987
A sette anni, stanco della propria infanzia, si compra una bicicletta risparmiando sul bourbon;

il 9 dicembre 1988 riesce a fare la sua prima divisione, con un anticipo di circa 5 minuti sulla sua compagna di banco.
è euforia a casa Bertelli. La madre, nota didatta, gli conferisce un aumento di 1000 lire sulla sua paghetta settimanale
A otto anni, dopo aver letto i quaderni della Pimpa, decide di diventare scrittore:
le sue Storie della Pimpa hanno un positivo riscontro, di critica e di pubblico, all'interno della scala B del condominio di via carinelli, cosa che lo sprona a scrivere ciò che la signora Mazzini, celeberrima bibliofila del secondo piano, considera il suo capolavoro: le Altre Storie della Pimpa
Nel frattempo apre una casa editrice, con sede nel suo salotto, che purtroppo deve presto chiudere i battenti, dovendo la madre dell'autore passare lo straccio. Comunque, riesce a pubblicare regolarmente collane di narrativa e di poesia, come la ben nota collana "L'amore per il mondo", e l'ormai classico "Se tutti i cattivi diventassero buoni, non ci sarebbero più cattivi"

A dieci anni incontra il postino in riva al Piave, e gli mormora caldo e placido al passaggio; da quel momento diventa il simbolo italiano della resistenza, mentre a dieci anni e mezzo, durante una gita sul monte Grappa, gli urla "tu sei la mia patria": è la definitiva consacrazione.

Fondamentale nel suo percorso artistico l'incontro con Maurizio Pollini, Yehudi Menuhin e Bela Bartok, suoi amici invisibili (rispettivamente, un orsetto lavatore, un opossum e un panda). Gli incontri più importanti della sua vita, oltre ai già citati Pollini e Bartok, sono Dio, Babbo Natale e la Befana.

A undici anni, 11 mesi e 29 giorni, stanco della vita, si uccide. La sua lapide recita: "Cosmonauta, poeta, lottatore, spadaccino, amante assai eloquente (non per sé), qui giacque Giovanni Severo Bertelli che fu un po' tutto, ma anche niente"
La sua dipartita prematura avviene non prima di aver scoperto la fusione nucleare; in un gesto di stizza, però usa sprezzantemente l'ultimo foglio dell'equazione per avvolgerci un panino con la mortadella, non considerando l'umanità pronta a gestire rale teconlogia.

A dodici anni, ovvero solo due giorni dopo essere passato a miglior vita, ode dall'oltretomba una voce che lo richiama in vita; la voce dice: "tu sei il figlio mio dilettissimo, nel quale mi sono compiaciuto"; entra immediatamente nel guinness dei primati, per il caso di resurrezione più veloce, battendo Gesù per ben 18 ore.
Quel che effettivamente senta è la voce di Dio, che, con maurizio a destra e yehudi a sinistra gli comanda di convertire i sodomiti della palazzina in via montemezzi 8, dietro al campetto delle suore. Tale missione lo terrà impegnato per anni; purtroppo, per un banale errore di distrazione appicca fuoco al campetto delle suore, con le suore dentro. Tale gesto lo sconvolge e decide di cambiar vita.

Finalmente, a quindici anni inizia la sua carriera come compositore.
Scrive canzoni per i più importanti gruppi musicali italiani ed europei, quali i Bizzi Bizzi, i Cromakeyers, i Romatobulu, i Figli di Unaroia. La sua musica è suonata nei sette continenti e anche oltre.
Qualche mese dopo capisce che il saturismo può essere la svolta di una vita. Decide allora che è venuto il momento per un profondo ripensamento, e si ritira in clausura nella sua camera per dieci minuti. Ne riesce avendo integrato la lezione saturista nella sua musica, e compone i capolavori che tutti conosciamo: "La mortadella della vita", "Senza titolo 1", Senza titolo 2, "con titolo", "odio i nonudenti perché non mi possono ascoltare", "processo a clarinetto esterno";
è scandalo nel mondo della musica: laura pausini cambia sesso e diventa tiziano ferro, tiziano ferro cambia sesso e diventa britney spears, britney spears affoga un neonato, cambia sesso e diventa bizzi bizzi, bizzi bizzi cambia sesso e diventa laura pausini, ma laura pausini dice "no io sono già diventata tiziano ferro" dando luogo ad un circolo vizioso ancora insoluto.

Muore a 16 anni, investito da Bartòk, invidioso di non essere stato a lato del Padre durante la prima resurrezione.
Non ci sono giunte notizie di imminenti resurrezioni.
Alcuni pensano invece che viva in Sud Dakota insieme a Elvis, Bob, Bruce e Donatien Alphonse François.

martedì 6 gennaio 2009

L'angolo della potente veggente & altri sagrifizii

Ultima del Vale, fresca fresca di neve (qui è venuta che Dio l'ha mandata, e ora è tutto allegramente coperto da uno spesso e sdrucciolevole strato di ghiaccio), storia di sport e sagrifizii:
Il nostro, abbiamo or ora scoperto, è un abile giocatore di Ping Pong, sport che "richiede uno sforzo fisico incredibile, non si direbbe, uno pensa al tennis e loro giocano 5 ore, poveretti, ma è più stancante il Ping pong, alla fine della partita sei stremato, è tutto velocissimo, se giocassi 5 ore muori".
Ora, in una data non precisata, la sua azienda dell'epoca aveva organizzato un aziendale torneo, al quale partecipavano sempre "il campione di Parigi" e uno spagnolo. Arriva il vale, e arriva in semifinale col "campione di Parigi", "no, no, mi distruggerà" pensa lui, invece "vinco il primo, vinco il secondo, il terzo lo perdo di poco perché mi ero detto che lui mi avrebbe inculato a sangue e non credevo di poter vincere, poi vinco il quarto e il match".
Peccato che quei bastardi dell'azienda, visto che ha sconfitto il favorito, lo licenzino, perché sono invidiosi e malefici.

Toccante.

Passando oltre, eccovi un nuovo video della potente Nicoletta Paciaroni, alle trasmissioni della quale stavo già incollato ai tempi del liceo. In realtà, ormai è assodato, Nicoletta è un uomo, e ha fatto per anni l'attrice porno, prima di scoprire il suo dono -il sagrifizio del suo picio sarà ben valso a farle almeno avere il suo potere medianico, catalizzato dal suo potente armamentario, un mazzo di carte da briscola.
Per chi la conosce già, non aggiungo altro. Ri-godetevela nella nuova veste.
Per gli altri, godetevela lo stesso: e il personaggio più offensivo e incredibile che ho visto da anni (apparte Tosi, Berlusconi, D'Alema e il santo padre)




Qui è ancora meglio:



L'ultima è più per gli affezionatissimi: la vecchia sigla con nientepopodimeno che Fabio Testi!!!

sabato 3 gennaio 2009

L'angolo del potere degli antichi & altre meraviglie



Impagabile... ho la pelle d'oca... e occhio al potere degli Antichi... lei parla l'aramaico e l'egizio antico... e gli caderà il cervello al bastardo...

Questo sotto invece è meno mistico, benché sempre di maghi si tratti, ma altrettanto terrifico... buon ascolto: "appiccichiamo al nostro tempo i cuori sudati, scappiamo via, senza dimenticare i battiti, i battiti"




Questo è esoterico, ma in modo improprio (consiglio di andare a circa 2 minuti e saltare la lunga introduzione -non che non meriti, ma sfigura in confronto a quello che succede dopo... anche solo i magnifici effetti anal-ogici audio e video anni '70; e sussurrate con sgomento il suo nome, mi raccomando, ma lasciate stare gli Antichi e il lemma "bocchino")




L'ultimo invece fa soltanto cagare -aspettate però di vedere la Divina che danza...



Un ringraziamento speciale a Francesca e Stefano per il primo video, il seba per gli ultimi e un buffetto agli Antichi, dai, il ragazzotto scherzava, non gettatelo nell'abisso -tanto nel mondo reale abbiamo già solange e Agnese Brazzi

Capitolo IV. 2. l'angolo dei palazzinari II

Con il nuovo anno, e, a proposito, con i miei migliori auguri, ritorniamo alle cronache trascurate del diciannovesimo.

Intanto, vi ricordo qui i due simpatici concerti milanesi nei quali verrà suonato il mio sudato pezzo, a Monza il 17 gennaio e a Milano il 21.
Per tutti i ragguagli vi rimando al sito del Divertimento Ensemble: siccome è in flash, dovrete andare a "rondò 2009" e poi a "concerti a Milano" e "concerti a Monza" (la stagione riporta solo le date).

Nuovo anno, si diceva, ma vecchie avventure... è ricominciata la ricerca di una fissa dimora, proprio come all'inizio, con tutti gli scoppiettanti particolari degli annunci di colocazione. Fra i quali segnalo:

"Due stanze, luminoso, pulito blablabla, in centro a Parigi blablabla, per te la stanza di circa 12 metri quadri adiacente al bagno blablabla. Per quel che mi riguarda, ho 37 anni, lavoro nelle associazioni e dormirò sul divano"

"Due stanze, vicino alla Gare du Lyon. 23 anni, lavoro nel paramedico e non voglio restare solo i prossimi 5 mesi"

"Appartamento blablabla. Siccome mia moglie non vuole lasciarmi vedere mia figlia se ci sono uomini in casa [???] maschi prego astenersi" [vabbé, io mi sarei astenuto anche durante la visita... avrei cercato di resistere, almeno...]"

"Assolutamente niente fumatori, per non contrariare mia figlia sedicenne che è sportiva"

"solo donne imperativamente. Hobby: divertimento, cene fuori, lunghi viaggi in macchina (ho la macchina). Sport: Culturismo e ciclismo parigino [cioè vai al lavoro in bici???]"

Vedremo cosa succederà...