martedì 19 maggio 2009

Ramboso Grinton, eroe dei nostri tempi

Tanto per tagliare un po' l'aria, dopo questo giro di post impegnati (?!?), vi propongo un paio di esileranti video doppiati da dei giovini di Padova. Da oscar. Anche per chi non capisce bene il dialetto veneto.
Buona visione e buona preparazione del puré di stracaganase (andate alla fine del secondo tempo)!

Purtroppo per il primo tempo i produttori hanno disabilitato l'incorporazione, quindi per vederlo CLICCATE QUI

mentre il secondo tempo ve lo potete gustare di sotto


sabato 16 maggio 2009

Attentifs ensemble.

Dovrei scrivere, in questo momento, il mio pezzo; anche perché sono in un ritardo pazzesco -mi sono imbarcato in un progetto, diciamo, assai procelloso, ma vabbé, ho voluto la bicicletta e ora mi tocca pedalare, anche se alla bersagliera.
Dico dovrei, perché l'allegro comune di Vincennes ha pensato di regalare ai suoi cittadini, senza distinzioni di sesso, religione o etnia, un prestigioso concerto in piazza, con banda e musiche di pregevole fattura. Che culo, mi è toccato smettere quando mi sono accorto che cominciavo a scrivere triadi e ritmi alla umpa umpappà. Tanto più che i vicini hanno organizzato una festa per il loro pargolo, e ci sono orde di bocchia nel giardino che urlano come delle bestie.

Quindi prendo quest'occasione di riposo forzato per raccontarvi di un luogo simbolo di Parigi: meglio, del potere incontrollabile che questo luogo malefico esercita sulle menti di noi poveri, ignari coglioni che lo frequentiamo. Quotidianamente. Incessantemente.
La metropolitana, fiore all'occhiello dell'efficienza parigina.

In effetti, per il primo mese tutto va bene: la metro funziona egregiamente, ci si può spostare da un capo all'altro della città in un tempo relativamente breve, le fermate sono ovunque, con le loro candide mattonelle che ricordano un po' un cesso, valà, questo almeno va detto. Un'illusione di libertà e di cosmopolitismo pervade l'inesperto e ignaro viaggiatore, ma non durerà a lungo.
Qualcosa infatti inizia a cambiare: passi dalla Gare du nord o dallo Chatelet in orario di punta, cosa che vi consiglio, e inizi a chiederti perché quei fiumi di gente, di cui tu fai parte, corrano all'impazzata, sciamando come bestie impazzite; in effetti, nonostante abbia un passo piuttosto buono, all'inizio non stavo dietro alla maggior parte della gente, che si precipitava in ogni dove, come se stesse fuggendo da un pericolo. Avranno fretta di tornare a casa, pensavo io. E invece ero ben lontano dalla verità.
L'illusione di arrivare ovunque in poco tempo è infatti solo un'illusione. E una volta che memorizzi le fermate del tuo tragitto, che ormai stai facendo da due settimane dai un'occhiata in più al tempo che passi dentro alla metro e ti fai i tuoi calcoli; scopri, ad esempio, che in media il tuo tragitto dura 40 minuti. Moltiplicalo per due, e fa un'ora e mezza. Moltiplicalo ancora per due, quando devi andare a far judo, e diventa quasi tre ore. In una settimana, scopri che passi 12 ore nella metro. 12 ore. Mezza giornata sacrificata nel ventre della terra.
Poi fai caso al fatto che per tutto questo tempo stai lì dentro, al chiarore della luce elettrica, insieme a persone, che, ti accorgi solo ora, stanno in silenzio, stanchi, annoiati e con lo sguardo assente, i loro Ipod nelle orecchie, specie di spiriti che hanno perso la loro consistenza. Manco fosse un presagio dell'aldilà. Se poi ci pensi bene, ti accorgi che i tuoi compagni di viaggio ti considerano null'altro che un ingombro, un'entità che toglie loro dello spazio prezioso, un ostacolo che gli impedisce di raggiungere l'uscita e la luce del sole (o il chiarore delle nubi, la pioggia, il vento insomma, l'aria aperta, dai, ci capiamo). Il gelo con cui vengono mediamente accolti i vari musicisti di strada e i mendicanti, secondo me, è dovuto al fatto che rendono più reale questa specie di limbo. Oltre al fatto che rompono effettivamente un po' le palle, via.
Fra questi i più divertenti sono quelli che esordiscono con:
"Buongiorno signore e signori, scusate se vi disturbo, ma sono un SDF (senza fissa dimora, un barbone, diremmo noi) e siccome fuori fa freddo e non è proprio una cosa semplice dormire di fuori, senza mangiare, (per me/per me e i miei 5-6-7-8-9 figli/per la mia compagna e me) vi chiederei se avete una moneta o un buono pasto [quest'ultimo lo chiedono in pochi] per aiutarmi"
Inoltre, tutte le vocine che quelli della RATP e della SNCF, le agenzie che si occupano della gestione dei trasporti pubblici, regalano ai loro viaggiatori, diventano delle specie di lame che perforano il cervello, filastrocche che perdono il loro senso per diventare armi psicologiche;
è un tripudio di

Attenzione allo scalino quando scendete dal treno.
Attenti insieme: non lasciate i vostri bagagli incustoditi, mettete sempre delle etichette.
Attenzione, il treno è in direzione dell'Aeroporto De Gaulle terminal 2-Tgv. Servirà tutte le stazioni.
Vi preghiamo di pazientare qualche istante, il marciapiede della prossima stazione è ancora occupato.
e una via crucis quando il sistema automatico dice il nome delle stazioni, una volta in tono ascendente appena prima di arrivare, una in tono perentorio quando si arriva; sarà utile, ma alla lunga diventa un elenco che ti ricorda tutto il tempo che stai perdendo. Ormai mi sogno questa sequenza di notte:

Bérault, Saint-Mandé, Porte de Vincennes, Nation, giù dal treno, dritto, scendi le scale a destra, poi gira a sinistra e ancora a destra, risali delle altre scale, entra nel treno, trova il posto.
Attenzione alla chiusura delle porte. Grazie.

Avron, Alexandre Dumas, Philippe Auguste, Père Lachaise, Ménilmontant, Couronnes, Belleville, Colonel Fabien, Jaurès.

Scendo, scale in giù, e se c'è bello me la faccio a piedi fino al conservatorio, un quarto d'ora, piuttosto di prendermi l'ultimo giro. Ma ogni tanto, quanto diluvia o sono in super ritardo, mi tocca... e allora,

riscendi le scale, gira a sinistra, dritto per un tot, riscendi le scale
Aspetta il treno, sali, con una religiosa attenzione per lo scalino e via verso
Laumière, Ourcq, Porte de Pantin.
Smonta, scale su, gira a destra, scale su, esci alla luce, finalmente e entra in conservatorio, con la netta impressione di avere perduto il tuo equilibrio mentale -questo nella metro non te lo ricordano, dovrebbero invece:

attenti insieme: per la sicurezza del tuo vicino, non prendete la metro per più di due ore a settimana. Altrimenti, per il Prozac, passate dal vostro farmacista di fiducia.

L'angolo delle forze dell'ordine.


Una gustosa novità che non ci entra per un cazzo, ma merita la di voi attenzione: ieri torno dal conservatorio, circa le 4 del pomeriggio, sto fumando la mia cicca arrotolata con cura.
Indosso la solita felpa nera con il cappuccio che avrete imparato ad amare pure voi -la porto sempre, e mi godo il sole e il tabacco.
Alle spalle sento una macchina che accosta, e una voce che mi fa Excusez-moi monsieur.
Bon, qualcuno che ha perso la strada probabilmente, mi giro, ed invece è la polizia. Il tipo, non mi ricordo nemmeno che faccia avesse, mi chiede se quella che fumo è una sigaretta arrotolata.
Vorrei aver avuto la prontezza di avergli risposto Non, c'est un gros petard, on ne se voit pas? Oppure di essermela data a gambe urlando.
Invece da bravo gli porgo la sigaretta, con un sorriso un po' stanco, lui la guarda per bene e accertato che non mi stavo fumando un cannone mi congeda con un merci.
Uau, ora mi sento davvero al sicuro, se non altro al riparo da tutti quei drogati di merda che potrebbero dar fuoco alle vecchine, in preda ad un'allucinazione potente, su per giù alle 4 del pomeriggio.

martedì 5 maggio 2009

L'orchestration selon Sade

Conoscerete tutti il noto adagio, meglio noto come "legge di murphy":
se qualcosa può andare male, allora andrà male.
Io non ci credevo più di tanto, fino a domenica; vi ricorderete che sabato vi ho scritto dall'appartamento di Daniel, pronto e carico per l'esame del giorno dopo. Senonché, per un simpatico scherzo di quel mattacchione del destino, si è sviluppata la seguente concatenazione di eventi; poco importa se la probabilità che la realtà prendesse questa piega era pari a quella di vincere al superenalotto giocando solo 4 numeri: come spiega un altro adagio che mi è caro, quando é l'ora di prenderla nel culo, il vento t'alza la camicia...

Sabato, 23.00
Vado a nanna. non riesco a prendere sonno perché ho fame. Non posso uscire a comprare qualcosa, perché sono senza chiavi, e se esco non rientro più.
23.05
Mangio un po' delle riserve per il giorno dopo, perché ho una fame bestia. Mi accorgo che mi sono dimenticato il pane per i panini. Chissenefrega, tanto ne ho di roba (in realtà due scatole di biscotti e 4 fette di prosciutto...)
23.15
Mi resta una scatola di biscotti.
23.30
Inizia una festa nel palazzo di fronte: techno a palla, e gente che sgozza capretti.

Domenica, 3.30
La festa finisce. Smetto di bestemmiare e mi addormento.
4.45
Mi alzo, l'esame è alle sei. Mangio 3 biscottini, bevo un goccio di tè. Tento di chiudere il divano-letto senza risultati apprezzabili. Con in groppa lo zainone da montagna esco di casa.
5.20
In strada svolto a sinistra seguendo rue Haxo. Avevo controllato la strada la sera prima su GoogleMaps, vedo che a destra c'è una specie di tangenziale che assomiglia al Boulevard Peripherique, dunque sono tranquillo.
5.40
Mi accorgo che sono andato nella direzione opposta, tiro fuori il portatile e in effetti sono andato nella direzione opposta. Inizio a correre.
6.05
Entro in conservatorio un po' affannato. Non c'è anima viva.
Salgo al primo piano, un bidello mi dice sorridendo "ah, ma sei già qui?". Scopro che l'esame inizia alle sei e trenta.
6.35
Entro nell'aula prigione e inizio. Grazie a dio il compito sembra facile, anche se sono 4 pagine di partitura...
Mattina, ora non pervenuta.
Ho finito i biscottini. Ho fame. Sostanzialmente in 24 ore ho mangiato 4 fette di prosciutto e una dozzina di biscotti, un po' pochino per i miei standard. Vabbé, esco e chiedo se posso andare alle macchinette a prendere un tramezzino.
5 minuti dopo.
Impossibile scendere di un piano per tramezzino. Non si parla nemmeno di chieder ai bidelli di fare 20 metri e prendermi un cazzo di panino. "Ci dovevi pensare prima". Non rispondo neanche. Inizio a bestemmiare.
5 minuti dopo.
E checcazzo! mi sono tenuto di straforo il telefonino, chiamo la Clara, o Daniel o la Johanna e mi faccio portare della roba.
Tiro fuori di soppiatto il cellulare. Batteria scarica. Voglia pressante di piangere. Non posso nemmeno fumare.
Dopo un po'.
Esco per far pipì, chiedo l'ora e sono le 14,20. Sono già quasi a metà, ma non ce la faccio più. Rientro, tento di fare una pennica -avevo cuscino e coperta, lo zainone serviva a quello- ma non ci riesco, perché ho lo stomaco che urla, e una voglia di fumare della madonna.
Ancora un altro po'
Decido di giocare il tutto per tutto e mi metto a scrivere note come una mitraglia. Meglio finire il prima possibile e uscire, e mangiare, e fumare.
18,50
Esco e consegno. La fine è orchestrata alla Chopin, penso -interessante quanto poco Bartokiana mistura di flauto arpa e violoncello. Mi dirigo alle macchinette, ho pure la testa che svariona.
Mangio 2 tramezzini alle macchinette. Prendo la mia roba e me ne vado al cinese all'angolo. Ravioli ai gamberetti, insalata di pollo, pollo saltato, perle di cocco. Pago, esco, prendo le sigarette, mi dirigo al Kebabbaro e me ne mangio uno. Sono circa le 19,45...

Stamattina sono passato a prendere le fotocopie della partitura, ben 17 pagine, che fra l'altro dovrò copiare, perché la suonano e la registrano per la commissione... vi farò sapere...

sabato 2 maggio 2009

Ammonizioni e levate all'alba, ovvero la dura vita all'UNSCACNSMDP

Rieccoci al nostro consueto appuntamento, tornato per questa sera al diciannovesimo:
In effetti sono a casa di un amico che mi presta l'appartamento per questa sera, visto che domani mattina ho un simpatico esame alle 6. Avete letto bene, alle 6 (sei) di mattina. Fino alle 11 di sera...
Quindi, dopo aver ringraziato il gentile Daniel per l'ospitalitá, visto che siamo in tema, eccovi un breve resoconto delle altre diavolerie che ha prodotto il UNSCACNSMDP (uno santo cattolico apostolico consevatorio blablabla)

Il cartellino giallo.
Ebbene sí, ho preso l'ammonizione. In effetti, il nostro caro istituto non tollera che i suoi pargoli saltino le lezioni. Dopo 9 assenze ingiustificate (naturalmente, come si potrebbe giustificare una simile mancanza di rispetto, saltare una lezione all'UNSCACNSMDP!!!) segue l'espulsione definitiva.
In caso proprio non si possa farne a meno, bisogna (in teoria) giustificare l'assenza due settimane prima.

E allora come si spiega che i miei colleghi giapponesi e colombiani che arrivano (se arrivano) a lezione con un'ora e quaranta di ritardo, ostentando caffé e briosche, non siano giá stati sbattuti fuori a calci?

Perché evidentemente i prof sono piú intelligenti delle leggi e non sempre, pare, mettono le assenze. Apparte che per sbaglio non le segnino (caso della prof di francese, e io non capivo perché si scusasse tanto, a Dicembre...), o che si tratti di corsi collettiv-trasversal-universali, e non si debba firmare il classico foglio presenze...

Quindi con un'assenza di francese e due di "Aspetti pratici del mestiere del musicista", corsi fondamentali per la mia educazione compositoriale, come immaginerete, mi sono beccato il cartellino giallo! Evviva!

L'appuntamento con l'altra storiella prossimamente, ché ora vado a nanna che domattina mi sveglio presto...